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18 luglio 1909: la Schwarzer Sonntag di Schöneberg

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© Archiv Fredy Budzinski, Zentralbibliothek der Deutschen Sporthochschule Köln

di Federico Meda

Sono passati solo quattro mesi dalla prima edizione della “Sechstagerennen“, la Sei Giorni di Berlino (nel gennaio 2016 si spegneranno 105 candeline) durante la quale si disputa una kermesse al velodromo del Botanischer Garten. È il 18 luglio del 1909, pieno quartiere di Schöneberg.

Il vecchio giardino botanico è stato da tempo spostato a Steglitz per far spazio a una serie di impianti sportivi, tra cui una pista di 333 metri tutta in legno e all’aperto, disegnata da tale Adolf Eisner, architetto ed ex ciclista. Ci sono state diverse proteste da parte dei residenti, preoccupati dal trambusto che avrebbe creato il nuovo velodromo, destinato principalmente alle gare “dietro motori”. Disciplina tutt’ora praticata ma in decadenza. Lo “stayer” si basa sullo sfruttamento della scia della motocicletta per raggiungere, con la bicicletta, velocità fino a 90 km/h. I motociclisti impugnano ampi manubri e guidano in piedi, il corridore dietro (con bicicletta asimmetrica: una ruota piccola anteriore, una normale sul posteriore) li segue prendendo come riferimento un rullo perpendicolare attaccato alla moto. È un bel lavoro di squadra, con il pilota che deve leggere bene le intenzioni del compagno per evitargli un’andatura troppo lenta o troppo veloce, soprattutto nelle curve a parabolica, dove la distanza dalla “corda” costringe a percorrere più strada.

Il 18 luglio fa caldo e si decide, nonostante la giornata inaugurale, di far pagare ben due marchi d’oro l’ingresso. Staccheranno il biglietto in oltre 6000, costretti a sentire l’odore di catrame fresco, dato che le ultime rifiniture alla pista sono state effettuate appena prima dell’apertura. Anche i ciclisti si lamenteranno: gocce oleose si alzeranno dalle ruote dei battistrada, costringendo alcuni atleti a indossare gli occhiali.

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© Archiv Fredy Budzinski, Zentralbibliothek der Deutschen Sporthochschule Köln

La gara più attesa inizia alle cinque e qualcosa, con allineate, in partenza, stelle internazionali: l’olandese John Stol, il francese Contenet, lo svizzero Fritz Ryser e l’enfant du pays (era nato ad Alt-Treptow), il campione europeo Arthur Stellbrink.

Dopo circa 20 km di gara, Werner Kruger, pilota di John Stol, decide per un sorpasso. Non si è mai capito cosa abbia causato lo scoppio del pneumatico posteriore della moto di Kruger ma l’improvviso sbandare costringe l’inseguitore, Emil Borchardt (pilota di Fritz Ryser), a sterzare, finendo per perdere il controllo del suo mezzo che si infrange sulla curva nord, colpendo come birilli gli spettatori. L’esplosione è immediata, seguita da una lingua di fuoco che avvolge tutti: il bilancio sarà di 10 morti e oltre 40 feriti.

Fu un fatto di cronaca che colpì profondamente l’opinione pubblica: non era mai successo niente del genere in occasione di una gara di ciclismo. Inoltre la possibilità, l’indomani, di vedere sui giornali le istantanee dell’incidente e i disegni che ne riproponevano la dinamica ha amplificato la portata dell’evento. La fotografia di una donna in fuga con i capelli in preda al fuoco e il suo elegante abito della domenica «fece il giro del mondo».

Fu soprannominata “Schwarzer Sonntag”, la Domenica nera. Si aprì anche un’inchiesta giudiziaria che mise in luce i problemi di sicurezza dell’impianto: la pista era troppo stretta per una gara dietro motori, il pubblico poco protetto e, per la fretta di inaugurare, non erano state approntate tenda medica, barelle e ambulanza.

Il dibattito sui giornali proseguì per giorni, con elzeviri e composizioni in versi di intellettuali e giornalisti. Il Ministero dell’Interno sospese per una settimana le corse dietro motori e iI comitato dei residenti tornò all’attacco.

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© Archiv Fredy Budzinski, Zentralbibliothek der Deutschen Sporthochschule Köln

Tutto il complesso sportivo del Botanischer Garten fu demolito l’anno seguente per far spazio all’Heinrich-von-Kleist-Park, la cui pianta riprende il tracciato del velodromo. Un nuovo impianto sarà costruito a Plötzensee come pista olimpica. Le vittime non sono mai state risarcite, non riuscendo la commissione d’inchiesta ad appurare gli effettivi responsabili del disastro.

Le corse dietro i motori causeranno ancora tanti morti e un gran numero di disabili, soprattutto tra gli atleti, o tra i piloti. Uno dei tanti motivi per cui la disciplina è stata col tempo abbandonata ed esclusa da Olimpiadi e Campionati nel mondo.

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