Agostino Iacurci e il suo murale a Berlino: un’occasione per parlare di Puglia e di street art

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© Agostino Iacurci

di Nora Cavaccini

Io ho una passione personale per la street art e, nel mio piccolo, ho avuto modo di confrontarmi a più riprese con questa forma di espressione artistica, di grande impatto comunicativo e capace di riqualificare soprattutto le aree più suburbane delle metropoli.

Uso il termine “riqualificazione” e “arte” sebbene di recente, confrontandomi su un social network, abbia constatato come non tutti la pensino alla stessa maniera.

Nello specifico, ho “assistito” a una discussione, tra italiani, che ruotava attorno a una freschissima acquisizione per Berlino: il murale realizzato dall’artista foggiano Agostino Iacurci.

Il 23 Maggio scorso, infatti, nei pressi di Moritzplatz – luogo berlinese centrale ma dal “carattere” periferico – è stata affrescata un’intera parete di 280 metri quadri.

L’edificio coinvolto si trova sulla Prinzenstraße e, precisamente, è quello che affaccia sul parcheggio di Robben & Wientjes, la nota catena berlinese di noleggio auto.

Il murale ha una storia particolare: nasce nell’ambito della campagna “We are creative in Puglia”, un progetto su iniziativa di Pugliapromozione, l’agenzia regionale del turismo. L’intento è quello di promuovere la cultura della Regione Puglia proprio a partire dalla creatività degli artisti locali e, al tempo stesso, rappresenta un omaggio alla capitale tedesca per l’anniversario dei 25 anni dalla caduta del muro, e dei 10 dalla proclamazione UNESCO come città del Design.

A realizzare il murale, si diceva, è stato lo street artist Agostino Iacurci.

Classe ’86, originario di Foggia ma romano di adozione, Iacurci vanta già importanti collaborazioni, anche all’estero.

Nel 2009, ad esempio, ha completato un lavoro per la Saba School a Western Saharawi e, nel 2011, ha preso parte al progetto “Rebibbia sul muro”, realizzando, insieme ai detenuti, tre murales all’interno della zona di massima sicurezza del carcere di Roma. È stato inoltre attivo presso il Campus dell’Università Besançon e selezionato per rappresentare l’Italia al “Le Tour 13” di Parigi.

Nel panorama degli street artists, Iacurci si contraddistingue per l’uso di ampie campiture di colore, per la chiarezza, l’equilibrio e la sintesi delle forme. Figure semplici, geometriche, eppure evocative. Nell’alternanza di pieni e di vuoti, nell’equilibrio scenico, nei contrasti cromatici, Iacurci rintraccia i suoi mezzi per dare vita a figure umane oniriche, misteriose; personaggi talvolta inquieti e come sospesi nel tempo.

Non diversamente, anche il murale berlinese rivela queste caratteristiche di stile.

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© Agostino Iacurci

Sull’edificio presso Moritzplatz si confrontano due volti che, nell’intenzione dell’autore, divengono simbolo dell’incontro tra culture differenti ma simili, là, proprio al confine tra l’Est e l’Ovest della città.

Sul retro di questi due profili spicca l’immagine dell’ulivo, che richiama alla mente la Puglia (la regione da cui Iacurci proviene e che sostiene economicamente l’iniziativa), ma che è anche un simbolo di pace e speranza, qui ravvisato nell’incontro armonioso tra realtà differenti.

Un confronto che si genera a partire da un muro e il muro si impone nell’immaginario collettivo di questa città come superficie che, da emblema della divisione, può trovare nuovi significati, diventare uno spazio aperto al dialogo, alla cultura, all’immaginazione.

Sotto il plumbeo cielo berlinese, il murale richiama poi i colori e la creatività della Puglia, una terra ricca di cultura e purtroppo anche di problematiche, eppure sempre capace di grandi scommesse e sorprendente vitalità.

L’iniziativa promossa della Regione Puglia e il lavoro che ne è scaturito sono degni di nota.

Il team ha raccontato anche dell’entusiasmo dei cittadini durante i giorni dell’allestimento quando, in quel crocevia vero e proprio che è Moritzplatz, tante persone, di età e nazionalità diverse, si sono affollate per vedere Iacurci all’opera e saperne di più del progetto.

“Sehr schöne”, ha sussurrato una vecchia signora al marito, mentre una ragazza italiana, ci hanno detto, ha trovato in questa iniziativa un ulteriore spunto per il suo dottorato di ricerca.

Dopo il triste oscuramento dei murales di Blu (per suo volere e a seguito dei fenomeni di gentrificazione), è significativo aver colmato un vuoto (anche di colore) nel panorama della street art italiana a Berlino.

Pur se in minoranza, stupiscono dunque quelle voci di dissenso cui si faceva riferimento all’inizio di questo articolo. Un dissenso che, forse, è da mettere in relazione  con la resistenza ad accettare che la street art sia ormai diventata una forma importante di espressione della cultura odierna, al punto da trovare finanziamenti e sostegno anche a fronte dell’ambito illegale in cui è stata sempre relegata.

Forse invece è un dissenso, tutto italiano, legato all’abitudine a confrontarsi con politiche spesso poco trasparenti, di modo che ogni iniziativa, anche quella più sana, può generare talvolta sospetto e diffidenza. Forse.

Ma questa, comunque, è un’altra storia.