di Federico Quadrelli
(Osservatorio italiani a Berlino)
Si è detto che la migrazione è un fenomeno che fa parte della storia dell’essere umano. E’ così fin dall’uscita dell’Homo Sapiens dall’Africa, come ci ricorda Massimo Livi Bacci nel suo “Vademecum sulle Migrazioni” pubblicato su Neodemos.it nel 2012. Tuttavia, le caratteristiche delle migrazioni cambiano di epoca in epoca e con esse quelle dei migranti. Il caso tedesco è emblematico.
A distanza di circa 70 anni, infatti, abbiamo assistito ad un cambiamento molto significativo della qualità della migrazione italiana. Possiamo parlare di diversi momenti del percorso migratorio degli italiani in Germania, tuttavia, per ragioni pratiche si può fare una distinzione, per quanto grossolana, tra i primi migranti, i cosiddetti Gastarbeiter degli anni Cinquanta e i “Nuovi Mobili” degli anni Novanta e Duemila. Quali sono le caratteristiche di questi due gruppi? Rispetto ai primi italiani immigrati, i “nuovi mobili” sono più istruiti e inseriti nel contesto ospitante, grazie a risorse personali e culturali molto superiori a quelle dei loro precursori. Mentre i primi migranti furono reclutati nelle parrocchie del Sud Italia e impiegati nelle fabbriche della Volkswagen come Gastarbeiter (lavoratori ospiti), alloggiati in baracche che ricordavano i Lager del periodo bellico, in un contesto “ostile”, integrati economicamente, ma esclusi dalla vita sociale e culturale del posto; i nuovi mobili sono giovani istruiti che si sono spostati autonomamente, che hanno buone relazioni sociali e personali.
Gli anni Novanta hanno rappresentato per la Germania un momento importante, così come per l’Europa. La caduta del muro di Berlino ha segnato la fine di un’epoca e ha dato nuovo impulso al percorso di integrazione europea. Nel tempo sono state abbattute anche barriere legali che impedivano la libera circolazione delle persone e infatti si assiste, come dimostra il grafico, ad un incremento della migrazione italiana tra il 1993 e il 1997 dopo circa dieci anni di stagnazione. La curva rimane poi stabile fino al 2010, quando si assiste a un forte aumento degli arrivi, soprattutto a Berlino. Questo dato non stupisce se consideriamo, tra le tante possibilità, due fattori specifici:
– La crisi economica, che proprio tra il 2010 e il 2011 colpisce l’Italia in modo forte,
– L’attrattività della città. La tendenza era emersa già a metà degli anni Novanta con la caduta del muro: mentre diminuiva la popolazione italiana nei Länder tradizionali, a Berlino, a partire dal 1998 alla fine del 2010, è aumentava del 30% (Odib, 2014).
Assieme a questi due macrofattori si può anche includere il fatto che la città ha un basso costo della vita, e dunque risulta un posto adatto per studenti e/o neolaureati in cerca di occupazione.
Per concludere, se è vero che l’identikit del migrante italiano in Germania (specie a Berlino) ci parla di giovani istruiti, le motivazioni che spingono a lasciare il proprio Paese non sono poi tanto diverse da quelle dei precursori. Ci sono certamente i curiosi e coloro che vogliono fare un’esperienza culturale nuova, ma anche chi emigra in cerca di maggiori e migliori possibilità occupazionali.
Fonte: Osservatorio degli Italiani a Berlino, n.2/2014
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