Peninsula, i prossimi appuntamenti del gruppo di artisti italiani a Berlino
di Oriana Poeta
Quanti sono gli artisti a Berlino? E quanti quelli italiani? Numeri certi non ne abbiamo e, sicuramente, sono in tanti. Una particolare mappa, però, ci aiuta ad individuarne almeno quaranta. Trattasi della mappa fornita dal progetto Peninsula, una piattaforma che riunisce circa quaranta artisti italiani che vivono a Berlino e che, mensilmente, si incontrano – magari a tavola – per rispettare le nostre tradizioni, e si confrontano, proponendo nuove idee, dando vita a nuovi progetti. Sono artisti che vivono qui da almeno un decennio, molti già affermati, con una carriera brillante ed altri, più giovani, con meno esperienza.
Hanno deciso di riunirsi in un’associazione per dar vita a progetti, eventi che possano raggiungere più facilmente, importanti risultati a livello politico e istituzionale. L’idea non è quella di creare qualcosa di tipicamente italiano ma di adattarsi alla multiculturalità berlinese, alla società liquida che la abita. Appare, quindi, naturale coinvolgere e collaborare con altri artisti, provenienti da diverse nazioni per un progetto comune.
L’ultimo Embodied Resilience aprirà stasera, per un evento che sembra sia già “ausgebucht”. Ad ospitarlo è la magnifica sede dell’Ambasciata Italiana a Berlino, che, ormai da anni, si presta ad aprire le sue porte agli artisti italiani.
Con Embodied Resilience le porte saranno aperte non solo a cinque artisti italiani ma anche a cinque artisti internazionali: Davide Anni, Anca Benera e Arnold Estefan, Filippo Berta, Márcio Carvalho, Cristian Chironi, Diego Cibelli, Kate Gilmore, Mocellin e Pellegrini, Ulrike Mohr, Lisa Stertz.
Eleonora Farina e Nico Lippolis, curatori di Embodied Resilience e membri della piattaforma, affermano che il progetto di Peninsula è basato sul concetto di “Terza Cultura” come “Terzo Spazio”, un’idea di cultura aperta che si rinnova continuamente e che supera, brillantemente, i confini geo-politici nazionali. Esempio ne è stato l’evento dotLand, in cui a partecipare sono stati trenta artisti provenienti da venti Paesi diversi.
Con Embodied Resilience si vuole indagare l’idea di resilienza, una capacità che è comune a tutti gli artisti, specialmente agli ex-pat, che per vivere del proprio lavoro devono riorganizzare la propria vita di continuo, adattarsi a nuove città, ad una società sempre più fluida. Dunque, il primo risultato è l’ideazione di dieci performance che si svolgeranno nel palazzo di stile neoclassico dell’Ambasciata italiana.
“A seguire” anticipa Nico “ci sarà Exploring Resilience, dal primo al tre maggio presso MILA Kunstgalerie, con l’inaugurazione il 2 maggio alle ore 18.” Il tema della resilienza è talmente ampio ed attuale da meritare un approfondimento, un’esplorazione che richiede più di una data. Così ad aggiungersi ci sarà anche Exploring Resilience II con conferenze, relazioni ed eventi, durante i mesi di maggio e giugno, nella sede di Peninsula Lab, in Wollinerstraße 18.