Quando le stazioni diventano teatri per raccontare le storie degli emarginati
Francoforte – Da bambini in un mondo dove tutto è possibile, succede che le zucche diventano carrozze. Da adulti, quando poche cose sono possibili perché si smette di credere alle favole, capita che le stazioni diventino teatri. La fata capace di tale incantesimo si chiama Regina Wenig che, quando non è impegnata in simili prodezze, lavora come docente presso la facoltá di scienze teatrali dell’università di Bayreuth.
L’idea di coniugare l’arte teatrale e la ricerca scientifica è alla base del progetto „Asking Rhein Main – eine theatralische Reise“ – “chiedere al Rhein-Mann – un viaggio teatrale”. Si tratta di uno spettacolo teatrale di documentazione, in cui vengono inscenati episodi di abuso di potere da parte di impiegati istituzionali nei confronti di minoranze quali ex detenuti, migranti, donne.
Gli episodi si basano sui racconti rilasciati dalle vittime nell’ambito di una reale ricerca sociologica. Pertanto la Wenig propone una vera e propria pubblicazione artistica dei risultati della ricerca scientifica. Pubblicare deve qui essere inteso nel significato più autentico del rendere pubblico e proprio per questo si è scelto di rappresentare lo spettacolo in una sorta di teatro mobile, da costruire al momento nelle diverse stazioni dell’area del Rhein-Main.
Al progetto, finanziato dal ministero della cultura di Francoforte e dell’Assia, prendono parte il chitarrista Martin Lejeune, l´attrice Saskia Taeger e lo speaker radiofonico Uli Höhmann. Un vero e proprio calendario delle rappresentazioni non è stato ancora fissato, sebbene sia confermato che tutti gli spettacoli inizieranno tra le 17 e le 19, ossia nel momento in cui il flusso dei pendolari raggiunge il suo apice. Un fiume umano da bloccare attraverso il richiamo dell´arte, al fine di porre l’attenzione sociale sulla violenza quotidiana patita dagli emarginati.
Ruggiero Gorgoglione
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