Liberazione della Germania dal Nazismo: il grande sacrificio del popolo russo
di Dario-Jacopo Laganà
La storia dell’Armata Rossa in Germania dell’Est inizia con il suo arrivo alla fine della Seconda Guerra Mondiale e finisce con il ritiro delle truppe sovietiche nel 1994, subito dopo la caduta del muro di Berlino e lo sfaldamento dell’Unione Sovietica.
La storia raccontata e documentata da We Will Forget Soon www.wewillforgetsoon.com si occupa di cosa è successo ai luoghi sovietici in territorio tedesco a 20 anni da quel 1994.
Il progetto ha iniziato un crowdfunding su Indigogo, per finalizzare la produzione di un libro e di una mostra itinerante, con la possibilità di ricevere il libro, stampe in edizione limitata e partecipare a workshop speciali sull’Armata Rossa.
La storia della presenza sovietica rischia di scomparire essendo stata una parentesi nell’arco della storia della Germania, parentesi ormai conclusa che non ha la stessa forza mediatica propria delle vicende del muro di Berlino (anche se per tutto l’arco della sua durata ne è stata protagonista). Basti pensare che anche i tedeschi dell’Est, specie le nuove generazioni, non hanno un quadro chiaro di questi accadimenti. Moltissimi hanno dei ricordi personali o familiari legati ad essi, ma subito dopo la vita della Germania è profondamente cambiata, i modelli sociali e culturali sono stati ribaltati, era necessario ripartire e questa storia è stata lasciata indietro.
È una parte della storia parzialmente negata, non per negligenza né per odio, ma per una necessità di ripartire (fisiologico dopo grandi avvenimenti storici), perché i cittadini tedeschi avevano in quel momento altre priorità e adesso che sono passati molti anni, non molti sanno cos’è successo a quei luoghi occupati dall’Armata Rossa.
Nel nostro immaginario di cittadini cresciuti dall’altra parte della cortina di ferro, complice anche e soprattutto la propaganda degli anni della Guerra Fredda, l’Europa è stata liberata dagli Angloamericani, volendo tacere il grande sacrificio dei Russi.
Anche se la guerra non è un conteggio di numeri, le vittime principali della Seconda Guerra Mondiale si sono avute di cittadini dell’Unione Sovietica con oltre 23 milioni di morti di cui 10 milioni di vittime militari, mentre se ad esempio consideriamo le vittime americane, sono state attorno alle 500 mila.
Questo dato sottolinea non solo il sacrificio dei soldati sovietici, ma spiega anche la presenza di mausolei e cimiteri disseminati ovunque in Germania, che da questo sacrificio hanno la loro motivazione e trovano il giusto riconoscimento (senza tralasciare l’evidenza naturale della propaganda che tali opere hanno ovunque).
Subito dopo la fine della guerra, quando buona parte di Berlino era ancora distrutta ed era una carcassa vuota, i Sovietici decisero di erigere tre mausolei maggiori per onorare le proprie vittime. Il più turistico e centrale è quello di Tiergarten, il più grande e monumentale è quello di Treptow, cui si aggiunge quello di Pankow, che sebbene sia più piccolo, è curato nei dettagli e negli arredi e di recente oggetto di un buon restauro.
La costruzione dei mausolei aveva una doppia valenza: se da una parte adempiva ai comuni servizi di sepoltura (recuperando le salme da piccole fosse comuni approntate nei vari distretti), dall’altro aveva il suo messaggio propagandistico da portare all’evidenza: raccontava chi fosse il vero artefice della liberazione di Berlino.
La gigantesca statua di Treptow del soldato che impugna con una mano una lunga spada e nell’altra tiene in braccio un bambino, mentre con un piede distrugge una svastica, è stato da quel momento il simbolo dei Sovietici della guerra antifascista in tutto il Patto di Varsavia. La statua fu usata in moltissimi dipinti, sculture, bassorilievi ed era presente in moltissime caserme sovietiche sul territorio della DDR, perenne monito e perenne ricordo di un grande sacrificio. Ancora adesso il Memoriale di Treptow è meta di pellegrinaggi di cittadini ex-sovietici e il 9 Maggio (giorno della vittoria sul Nazismo) viene coperto letteralmente da fiori e papaveri rossi.
Di fatto questi soldati hanno dato la vita per liberarci e, sebbene quello che sia successo dopo abbia cambiato radicalmente le cose e il modo in cui noi guardiamo a loro, questo sacrificio non va dimenticato.
Per sostenere il crowdfunding, clicca qui.
Nota:
Questi appunti sono stati scritti durante la preparazione del progetto fotografico We Will Forget Soon, con l’idea di raccogliere, divulgare e aprire nuove visioni su una storia complessa durata 40 anni, difficile in ogni caso da riassumere in breve.
Sono appunti scritti senza la pretesa di una connotazione storica (chi scrive di fatto non è uno storico), potrebbero per questo contenere alcune imprecisioni, di cui ci scusiamo. Le fonti di documentazioni sono varie: da libri di storia ai forum degli ex commilitoni sovietici, ai libri fotografici di propaganda sovietici e tedeschi, ad articoli su rivista, alle storie di persone incontrate durante il progetto.
Si ringrazia Tiziana Gagliardini per la preziosa collaborazione.