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A Berlino torna Vagabond, il festival internazionale organizzato dai Currao

Un momento del Vagabond Festival 2014
Un momento del Vagabond Festival 2014

Un festival di giramondo della musica, per cercare di unire lo spirito folk della street music a quello multiculturale di Berlino.

Il Vagabond Festival, in programma a Berlino il prossimo 21 marzo al WABE di Prenzlauer Berg, in Danziger Straße 101, alle ore 20 – qui l’evento Facebook – è stato organizzato da Tom Baumann, frontman dei Currao, dove canta e suona la chitarra.

L’animo del Vagabond è un animo nomade e culturalmente ibrido: la rassegna unisce ogni anno artisti provenienti da paesi diversi. A tenere le redini della serata sono i Currao, il gruppo italo-berlinese che unisce cantautorato pop, sonorità ska e vibrazioni che appartengono al mondo del tango. Lo abbiamo intervistato.

Cosa dobbiamo aspettarci dall’edizione 2015 del Vagabond Festival?
Come nelle edizioni passate, anche quest’anno abbiamo invitato musicisti provenienti da nazioni diverse, in questo caso dall’Italia e dall’Irlanda. Ci sarà Diego Mancino, accompagnato da Dario Faini al piano. Nel panorama musicale italiano questi due cantautori, compositori e interpreti restano spesso “dietro le quinte”, scrivendo brani e collaborando con artisti come Cristiano De André, Francesco Renga, Daniele Silvestri, Fabri Fibra, Noemi, Nina Zilli, Emma. Mancino e Faini si esibiranno con una selezione molto speciale del loro repertorio. Un’occasione da non perdere per vederli insieme su un palco.

E per quanto riguarda la componente irlandese del festival?
Sì, grazie al cantautore irlandese Emmet O’Malley che vive attualmente a Londra dove fa parte della scena indipendente. Emmet mescola generi come pop, cantautorato e rock acustico. È un vero “vagabondo”, musicista e anche film-maker, che ha detto subito sì all’idea di esibirsi a Berlino. Si presenterà da solo, con la sua chitarra, e canterà i pezzi del suo ultimo EP “Four Stories, Four Songs”.

E poi c’è la tua band, i Currao, che come sempre sarà l’host della serata.
Già, anche questa è una tradizione. La nostra band italo-berlinese ospiterà, come in ogni edizione, l’intera serata. Cercheremo di unire questo “caos” creativo musicale – mi piace chiamarlo così – visto che cantiamo in tedesco e anche in italiano e in francese contribuendo alla diversità del festival. vaga

Come selezioni le band che suoneranno al Festival? Sempre nel nome di quella “cultural exchange” che lo caratterizza?
Si, esatto, è proprio così. Non c’è nessuna regola assoluta, cerco sempre di programmare una serata dove i diversi musicisti trovino uno spirito comune e abbiano la stessa voglia di scambiarsi idee in un contesto musico-culturale. Anche se rischio di usare un cliché, è vero che la musica può essere una lingua in comune, un mezzo di comunicazione che unisce, e quando questa nostra voglia si trasmette al pubblico, sappiamo che abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo. In linea di massima nella serata “Vagabond” i generi dei musicisti non dovrebbero essere troppo diversi tra loro, per poter piacere allo stesso pubblico. Vagabondiamo allora tra folk, cantautori, ska e chanson francese. Poi la cosiddetta selezione nasce dai contatti che si creano automaticamente e continuamente quando si suona, si viaggia e si mantiene la voglia di conoscere nuove persone. È andata così anche questa volta.

Il Festival è giunto alla sua quinta edizione, cosa hai imparato dalle edizioni precedenti?
Direi che quando si organizzano eventi di qualsiasi genere non si smette mai di imparare, di avere nuove idee che poi a volte si realizzano, altre rimangono solo idee, comunque direi che in un certo senso il successo delle edizioni precedenti ci ha anche confermato che l´idea di partenza del Vagabond Festival di unire sul palco musicisti con diversi background culturali è stata apprezzata dal pubblico, che infatti al nostro festival è molto misto. Mi sembra proprio bello di non organizzare una serata “solo italiana” o “solo francese” e cosi via, ma di cercare di mischiarci tutti come mi sembra normale in una città multiculturale come la nostra. Cerchiamo di rimanere mentalmente aperti e sono molto ottimista sotto questo punto di vista.

Berlino sta diventando sempre di più un hub europeo per la musica, che cosa secondo te manca alla città – se le manca qualcosa – per diventare come Londra o New York?
Non so se dovremmo diventare come loro. Anche se Londra e New York mi piacciono molto anche dal punto di vista culturale e musicale, secondo me non manca niente a Berlino. Anzi, come abbiamo visto, la città attira sempre più gente, tra i quali tanti artisti, musicisti… e spesso vengono qui proprio perché la vita da artista è ancora sostenibile economicamente. La città sta già cambiando, in peggio, e dobbiamo piuttosto cercare di preservarne l’essenza. Bisogna sempre chiedere sostegni finanziari ai responsabili di turno: noi come organizzatori del festival, per esempio, non ne abbiamo nessuno e dipendiamo solo dalla risposta del pubblico. Il teatro WABE, dove si terrà il Vagabond, viene sovvenzionato, ma è a rischio da tanti anni e minaccia di esser chiuso a causa dei tagli culturali. I posti alternativi hanno reso unica la città. Molti di questi dovevano già chiudere per diversi motivi, tra cui la gentrificazione. Bisogna lottare perché continuino ad esistere e perché gli artisti possano andare avanti a creare, ad esibirsi e ad organizzare eventi.

Vagabond Festival
21 marzo 2015 h. 20.00
@ Wabe (Danziger Straße 101)

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