Guida GermaniaL'altra Berlino

I 5 imperdibili bike cafè di Berlino, per un Espresso a pedali

© Steel Vintage
© Steel Vintage Bikes

di Federico Meda



In attesa di capire se anche a Berlino aprirà un locale griffato Bianchi – format ciclistico/culinario che sta spopolando in Svezia, Giappone e Milano – accontentiamoci di quanto esiste in città a livello di bike café, un concept che proprio a Berlino ha visto i primi esempi mondiali. Vi proponiamo una cinquina utile, secondo i personalissimi gusti di chi scrive:



StandertInvalidenstraße 157, Mitte

© Standert
© Standert


I puristi dei bike cafè storceranno il naso: ma come, preferite a posti di culto l’ultimo arrivato – nonché ipercool e in pieno Mitte – Standert? Che vi piaccia o no, qui si respira un’aria per niente snob, anzi. Si ripara, noleggia e – se possibile – restaura. Non solo, si customizza, si organizzano giri in bici alla scoperta della città, si mangia e si beve bene e, d’estate, trasmettono il Tour de France. Vi manca la patina underground? Fatevene una ragione.

KeirinOberbaumstraße 5, Kreuzberg

© Federico Meda
© Federico Meda

Un giorno Mortimer, fondatore insieme a Gary di “Keirin”, decide di fare un viaggio alla ricerca di bike messangers come lui in vista dei Mondiali che si sarebbero svolti a Budapest, nel 2001. In sua compagnia Dustin (quello di Cicli Berlinetta), un canadese matto come un cavallo, unico che poteva seguire “Mo” da Tokio alla capitale ungherese in sella a una scatto fisso, ovviamente stracolma di bagagli. Di nuovi adepti neanche l’ombra, in compenso una serie di aneddoti e imprevisti da scriverci un libro. O aprirci un bike café. La capitale giapponese come punto di partenza, non è scelta a caso: nel Sol Levante la pista è un’istituzione e il keirin la specialità più famosa. Di produttore in produttore, di telaista in telaista, Mortimer viene travolto dai regali, dai consigli e dall’idea di aprire un punto di riferimento per le “fisse” a Berlino. L’inaugurazione avviene il 1° aprile del 2004 e la ricetta è semplice: ottimi professionisti, bici nuove fiammanti e d’epoca restaurate, un ottimo espresso. Mostre all’occorrenza. In dieci anni abbondanti le cose sono un po’ cambiate: la concorrenza di internet, il mainstream che si insinua in ogni dove, il selling che prende il sopravvento sul rapporto con le persone. «Però», come dice Antonio Colombo, patron Cinelli e Columbus, «a Kreuzberg da Mo e Gary trovi un tandem che, da solo, vale tutto il negozio e una Colnago da pista che abbiamo fatto con Ernesto 30 anni fa giusto per capire se si poteva girare con un telaio così sottile e leggero». E si poteva girare? «Assolutamente no: si piegava sulla spinta del pistard. È rimasto un prototipo». Che si trova qui, appena oltre l’Oberbaumbrücke, appena prima di Burgermeister.

A-HornCarl-Herz-Ufer, Kreuzberg

© Federico Meda
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A volte dei bike cafè non sopportiamo l’ambiente da bike cafè: tutto forzatamente legato al mondo delle due ruote, con Coppi che vi insegue anche in bagno ed esempi vomitevoli di upcycling legati alla bicicletta. Da A-Horn non c’è questo pericolo: il bar rimane un bar e l’officina si trova, sottoforma di palco teatrale (con tanto di sipario), oltre uno spesso vetro. Ad aprirlo i fratelli Horn, Jens e Lufwig, in onore del padre Andreas, mancato prima dell’inaugurazione ma grande tifoso dell’iniziativa. La vista sul canale di Kreuzberg è molto bella: appena più avanti lo spiazzo erboso di fronte al Vivantes. Da provare.

Devil’s ChildKreuzbergstraße 3, Kreuzberg

© Federico Meda
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Si trova in Kreuzbergstraße 31, di fronte al Viktoria Park, monumento nazionale prussiano e punto di osservazione panoramico nella parte sud-est della città (nonché sede di gare di ciclocross: a marzo in notturna, ad esempio, durante la Berlin Bicycle Week). 
Il negozio è di fronte alle cascate artificiali, tre vetrine in tutto. È tra gli ultimi nati, copiando il “Berlinetta” e “Keirin”. Il proprietario si occupava di magliette, ora propone biciclette d”epoca, caffè e gelati a una clientela meno esigente, più modaiola. Hanno un loro marchio, “Monte Cruz”, con telai fatti a mano da terzi. Sono un po’ dei parvenu ma recuperano in fretta e la loro collezione di Legnano è da urlo. Programmate una gita al parco e passate di qui a ristorarvi.

Steel Vintage BikesWeidenweg 63, Friedrichshain

© Steel Vintage
© Steel Vintage Bikes

Vista la recente apertura (fine novembre), più che una recensione si tratta un “in bocca la lupo”. Ma andiamo con ordine: il progetto “Steel Vintage Bikes” porta la firma di Alex Bisaliev. Cresciuto a 400 km a est di Mosca, in un paesino che noi mortali europei faticheremmo a trovare su un atlante, si è poi trasferito a Friburgo, Germania del sud, dove ha scoperto di saperci fare con le biciclette, tanto da collezionarne una decina insieme a un amico. È partito dalle MTB, niente di trascendentale, e dopo gli studi si è trasferito a Berlino per lavorare: «Mi occupavo di marketing online, nello specifico di cucine e servoscale per anziani…». Per fortuna le bici soppiantano presto i servoscala e Alex fonda “Steel Vintage Bikes”: una rivendita di bici d’epoca esclusivamente in acciaio. In negozio, ma soprattutto in internet, garantendo un servizio di prim’ordine sia nell’acquisto sia nella spedizione, prevista in tutto il mondo in poco tempo. L’idea funziona, tanto che si è deciso ad aprire un caffè all’interno dello show-room, arredato con bici di ogni genere ed età, sgabelli ricavati da selle Brooks (Alex ammette di aver messo il comfort in secondo piano) e tutto quel genere di cose che un appassionato di bici ama mentre sorseggia il metodo classico prodotto da Francesco Moser (il “51,151”, dai metri percorsi nel suo Record del Mondo in Messico nel 1984): riviste di biciclette in italiano e inglese, accessori, calendari e abbigliamento (organico-ecologico-insomma avete capito) a tema ciclismo. Apre anche la mattina.

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