Francoforte

Estremismo religioso a Francoforte: la politica opta per la via della prevenzione

Pierre Vogel, ex pugile tedesco convertito all'Islam, uno dei predicatori salafisti più noti in Germania e spesso al centro di polemiche. Foto © Schängel / Wikimedia Commons / CC BY-SA 3.0 DE
Pierre Vogel, ex pugile tedesco convertito all’Islam, uno dei predicatori salafisti più noti in Germania e spesso al centro di polemiche. Foto © Schängel / Wikimedia Commons / CC BY-SA 3.0 DE

Francoforte – Uno spettro si aggira per l´Europa e in particolare in Germania: il salafismo. Sia a livello nazionale che locale i media e i cittadini residenti in Germania sono letteralmente sotto shock in seguito alla scoperta, che il paese piú ricco e industrializzato d’Europa è anche una base di reclutamento per le milizie terroriste dell´IS.

Proprio a Francoforte si registra uno dei casi piú eclatanti di conversione al terrorismo. Hessische Rundfank ha reso noto nella giornata di ieri, lunedì 27 ottrobre, la storia di Vedat: ragazzo francofortese convertitosi all’Islam nel 2006 e finito a combattere in Siria anni dopo. Ciò che sconvolge della storia di Vedat è il fatto che prima della sua conversione era ospitato in collegio della Caritas e faceva parte di un programma di recupero sociale, che mirava a salvarlo dalla violenza.

La risposta politica all’escalation di consensi verso il salafismo, considerato il braccio teologico-politico delle milizie terroriste, non si è fatta attendere. Ovviamente non stiamo parlando dei fascistelli che stanno creando problemi di ordine pubblico in diverse città della Germania e che usano la lotta al salafismo per legittimare una posizione razzista e ultranazionalista. Ci riferiamo piuttosto allo stanziamento per il 2014 di ben 217.500 euro per la prevenzione contro il fondamentalismo religioso. Beneficiaria della considerevole somma l’associazione Violence Prevention Network.

Sita nel quartiere di Bockenheim, questa associazione si propone di prevenire e allo stesso tempo di sradicare il fondamentalismo religioso nei giovani, cercando piuttosto di rieducarli alla tolleranza religiosa e sociale. Il centro è attivo dal luglio 2014 e giá sostiene 50 ragazzi, 19 dei quali sarebbero stati anche in Siria, in un programma di recupero. Ora grazie allo stanziamento, l’associazione si propone di migliore qualitativamente e quantitativamente i propri servizi.

Il progetto di prevenzione trova il consenso pressoché unanime delle diverse forze politiche. Tuttavia non tutte lo interpretano allo stesso modo. La CDU, nelle parole di Holger Bollino, vede nella politica di prevenzione la via per “la lotta contro il fondamentalismo islamico” e ribadisce che “nella nostra società non c’è posto per i fondamentalisti”. Si tratta di discorsi paradossalmente bellicosi, che di sicuro non aiutano la comprensione del fenomeno della crescita del consenso del salafismo in Germania e a Francoforte in particolare. Oltretutto sarebbe opportuno chiarire significati e differenze tra fondamentalismo, ortodossia islamica, salafismo e IS. A differenza di questi, la frazione dei Linke vede l’attivitá del centro come fondamentale nella lotta contro le discriminazioni, in primis quella dei musulmani praticanti stessi, che spesso vengono ingiustamente visti come potenziali terroristi. Pertanto è importante aprire canali di dialogo, evitando di criminalizzare l’ortodossia religiosa e differenziandola dal terrorismo. Inquietante la posizione dei Grüne; questi auspicano che il centro possa diventare in futuro attivo contro ogni forma di estremismo. Una generalizzazione che ostacola una percezione corretta delle problematiche sociali.

Sicuramente il centro svolge un’attività fondamentale e quanto meno entra in dialogo con un mondo, che sembra essere un universo parallelo per caso comparso tra i grattacieli francofortesi. Tuttavia è lecito porsi qualche domanda e torniamo per questo a Vedat, il francofortese che lotta per le milizie dell’IS. Vedat non era abbandonato a se stesso, era inserito in un programma di recupero e prevenzione contro la violenza ed è stato costantemente controllato per diversi anni da assistenti sociali. Detto altrimenti: l’idea che la violenza e il sorgere di gruppi intolleranti sia l’effetto indesiderato di un eccesso di controllo immunitario è un’ipotesi tutt’altro che improbabile.

Ruggiero Gorgoglione

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