La città dei matti e il coraggio della verità: a Berlino due eventi per ricordare Franco Basaglia

© Harald Bischoff / CC BY SA 3.0
Basaglia nel 1979 [© Harald Bischoff / CC BY SA 3.0]
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Basaglia nel 1979 [© Harald Bischoff mad.ag / CC BY SA 3.0 / remixed]

di Giuseppe Dell’Acqua e Luciana Degano Kieser

È il 16 novembre del 1961 quando Franco Basaglia, un giovane psichiatra veneziano, appena nominato direttore, entra nell’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Gorizia.

Ha lasciato l’Università di Padova e una promettente carriera accademica. Ha costruito negli anni di ricerche e di studio una sua presenza culturale, mal tollerata, nell’istituto delle malattie nervose e mentali della facoltà di medicina. La sua promozione a direttore del manicomio della piccola provincia al confine del mondo diviso dalla “guerra fredda” è di fatto un allontanamento.

È la prima volta che entra in un manicomio. Varcata la soglia quanto vede lo sconvolge. Scopre un mondo muto, freddo, sospeso, immobile, permeato da una violenza sorda mai conosciuta prima. Non solo la violenza della contenzione, delle porte chiuse, della sopraffazione fisica che non può non vedere.

È la violenza che intuisce nell’assenza delle relazioni, nella cancellazione delle storie, nella sottrazione intollerabile della parola. Sperimenta l’impossibilità dell’incontro con l’altro: uomini e donne ridotti a internati, a una sola piatta identità, ai margini estremi di ogni possibile contratto. Verifica l’infondatezza dei trattamenti.

La responsabilità del comando che sta per assumere gli appare inaccettabile. Decide di restare e trasformare quel mondo. La scommessa pretende una scelta di campo netta: i bisogni al di sopra delle regole, le relazioni al di sopra delle gerarchie, le storie al di sopra delle diagnosi e delle malattie. Da questo momento lo sguardo comincia a cogliere la presenza di uomini e donne che hanno voci e storie, mestieri e appartenenze, emozioni e sentimenti.

A 34 anni dalla sua scomparsa, lAssociazione Salutare e.V. in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura organizza il 5 e 6 ottobre 2014 due eventi dedicati alla sua opera e al suo pensiero.

La proiezione del film

Domenica 5 ottobre alle 14.00, si potrà assistere al cinema Babylon alla proiezione del film C’era una volta la città dei matti, in cui si ripercorre, in 180 minuti, l’evoluzione epocale nel modo di guardare i “malati di mente”, a partire dalla storica apertura delle porte del manicomio di Gorizia e di Trieste.

Il film sarà sottotitolato in tedesco, grazie alla preziosa collaborazione del Team della Volkshoschschule di Offenburg. Trasmesso per la prima volta nel 2010 da Raiuno, esso è stato accolto con un fortissimo, e per certi versi sorprendente successo: più di 7 milioni di spettatori nelle 2 serate, ma anche prestigiosi riconoscimenti in tutti i concorsi internazionali a cui ha partecipato.

Il regista Marco Turco e l’attore Fabrizio Gifuni, che ha interpretato Franco Basaglia, saranno con noi a Berlino per raccontare la loro esperienza, assieme a Giuseppe Dell’Acqua. La narrazione, diversamente da un testo scientifico o da un manuale si sviluppa da una posizione del tutto soggettiva che rende  intensi e amplifica fatti, scene, personaggi.

Nella dimensione della fiction, la distanza dai fatti realmente accaduti rende più intenso, chiaro e diretto il coinvolgimento e la memoria del cambiamento e dà la possibilità, alle generazioni che sono venute dopo, di partecipare emotivamente a quegli eventi ormai lontani.

Cosí Fabrizio Gifuni ci fa entrare nel ruolo del protagonista:

“Giornate indimenticabili e decisive perché alla troupe del film si unirono le ragazze e i ragazzi delle cooperative di Imola, che avevano vissuto o stavano ancora attraversando – nella realtà – momenti di disagio mentale, e che presero a riempire con incontenibile e a volte silenzioso entusiasmo e con  strabiliante professionalità tutte le scene delle camerate e delle prime assemblee goriziane. È li, credo, che ha preso definitivamente ‘corpo’ il personaggio di Franco Basaglia.  Per merito degli altri corpi e degli altri sguardi in cui mi impigliavo.  Tutto si confuse.  Tutti ci perdemmo. Unendo le nostre forze, scambiandoci consigli o semplicemente osservandoci da lontano, stavamo cercando di raccontare tutti insieme una delle storie più importanti del secolo appena trascorso.”

Fabrizio Gifuni*

Il dibattito filosofico

Lunedì 6 ottobre alle 18.30, nelle stanze dell’Istituto Italiano di Cultura assisteremo al dibattito filosofico “Il coraggio della verità. Riflessioni sul pensiero di Franco Basaglia“, cui parteciperanno Franca D’Agostini, Giovanna Gallio e Pier Aldo Rovatti.

Il coraggio e la coerenza nella vita di Franco Basaglia svelano un’inquieta e radicale ricerca della verità negli elementi essenziali del suo essere uomo e medico, negli atti e nella sua condotta prima ancora che nelle sue parole.

Si tratta di una verità non dogmatica, ma connessa con la realtà e la sua stessa vita, che egli propone nella concezione della responsabilità del tecnico e dell’intellettuale, nella centralità dell’impegno di ciascuno qui ed ora e nella critica dell’ideologia.

La domanda centrale della tavola rotonda ruoterà attorno alla funzione del “dire-il-vero”  e agli spazi del coraggio e della critica, nel senso di condizioni etiche irriducibili alle regole formali del consenso, nell’ambito delle scienze sociali e della medicina, in particolare della psichiatria.

* Il testo è tratto dal libro “C’era una volta la cittá dei Matti” (2011), a cura di Elena Bucaccio, Katja Colja, Alessandro Sermoneta e Marco Turco, Collana 180 – Edizioni alpha beta Verlag, Merano