Un itinerario topografico-letterario per Berlino: intervista all’autrice del blog ”Povera ma Sexy”
Una serie di racconti geografici brevi, poetici, illuminanti: da qualche mese su Il Mitte potete viaggiare attraverso luoghi “nascosti” di Berlino grazie a Nora Cavaccini e al suo “Povera ma sexy. Postkarten aus Berlin”.
Un progetto che è prima di tutto un blog indipendente, che potete seguire qui o attraverso la sua pagina Facebook, e che è diventato anche una rubrica pubblicata sul nostro giornale online ogni lunedì.
Abbiamo dunque deciso di intervistare Nora Cavaccini, scrittrice e drammaturga, per farci raccontare qualcosa in più sull’idea che si cela dietro al progetto e sulla chiave inusuale con cui ha deciso di raccontare la città in cui vive e lavora da quattro anni.
Nata a Roma, Nora ha un dottorato in Letteratura Italiana all’Università di Siena e da quattro anni vive a Berlino dove, tra le altre cose, collabora saltuariamente con l’Istituto Italiano di Cultura.
Il prossimo dicembre sarà messo in scena presso il teatro Ballhaus Ost uno spettacolo teatrale realizzato a partire da un suo testo, diretto da Elettra de Salvo e interpretato da Carlo Loiudice.
Nora, da dove arriva la decisione di raccontare Berlino in “Povera Ma Sexy”?
Avevo voglia di raccontare Berlino e di farlo a modo mio, ovvero scegliendo un punto di vista narrativo e non giornalistico. La città è mutevole, spesso grigia… eppure caratterizzata a parere di molti da una certa “atmosfera”, da cui le deriva un fascino a tratti spiazzante.
Ecco. Mi interessava provare a raccontare questo qualcosa che chiamiamo “atmosfera”. Più che una narrazione organica e ampia, però, vedevo piuttosto un avvicendarsi di storie, tali da restituire (o perlomeno provarci) l’eco delle situazioni, dei personaggi, degli incontri, degli stati d’animo che caratterizzano questa città e chi ci vive. Magari anche a fronte di una condizione di emigrazione. Così è nato il blog “Povera ma sexy. Postkarten aus Berlin”.
Come hai scelto di legare queste brevi “cartoline” a luoghi geografici così definiti?
Credo che vivere Berlino significhi, tra le altre cose, fare esperienza dei luoghi cui la città ci “espone”. Dai residui bellici, agli spazi verdi, ai club, agli edifici industriali, alla vita che brulica lungo i canali, a un graffito su un pezzo di muro, fino ad arrivare persino ai vuoti, ai buchi nel mezzo dei cantieri, ai posti in cui prima c’era qualcosa che ora non c’è più o viceversa… I luoghi sono portatori di senso e gli eventi, tutti quanti, si collocano sempre all’incrocio fra uno spazio e un tempo ben definiti.
Così ho sentito l’esigenza di ancorare ogni storia ad un luogo e ad ogni luogo una storia, costruendo una sorta di topografia narrativa. Benché il legame non sia sempre e necessariamente così stringente, nelle mie intenzioni la storia dialoga comunque spesso con il luogo che l’ha ispirata, perché a volte certe cose possono avvenire in un posto e in uno soltanto.
In questo modo “Povera ma sexy” è concepito per me come un unicum: al racconto vero e proprio – che restituisce un momento di vita nella città (personale o inventato) – corrisponde sempre una mappa. Qui, nel fumetto Google, si trovano fotografie e informazioni che delineano un breve quadro (storico, artistico o culturale) di una zona della città. In alcuni casi, poi, queste stesse informazioni forniscono anche una chiave di lettura del racconto, e spesso hanno lo scopo di aiutare a decifrarne il senso ultimo, integrandolo.
Se Berlino fosse un genere letterario a quale apparterrebbe?
Berlino non si percepisce come una totalità. Priva di un centro vero e proprio, vive piuttosto spazi differenti ed è scandita da un tempo che da una parte è quieto e calmo, come si addice a una città del Nord Europa, dall’altro veloce e dinamico come quello della stringente contemporaneità.
Per questo se dovessi scegliere un genere letterario da affiancarle, la vedrei, come ho fatto, nel racconto breve, in una struttura narrativa di per sé conclusa eppure mai esaustiva, incapace di raccontare la città sistematicamente, fino in fondo, piuttosto al servizio di una realtà che si costituisce di fatti minuti, in continuo divenire… al lettore la possibilità di riempire i vuoti, i non detti, di contribuire alla ricostruzione del senso (e della città) con la sua propria esperienza.
La scelta della brevitas, inoltre, è funzionale anche a un tempo di lettura contenuto, limitato a pochi minuti, “metroplitano”, come è quello che caratterizza la lettura online rispetto a quella su carta. Non escludo, come in parte ho già fatto, di raccontare Berlino prendendomi più spazio, ma in questo caso non credo sia possibile utilizzare un “contenitore” come quello di un blog… le scelte narrative sarebbero inevitabilmente diverse.
Di Berlino sembra si sia scritto, detto e cantato ormai tutto… o forse resta ancora un non-detto che possiamo esplorare?
Sì di Berlino si è scritto e si scrive ancora molto, è una città a cui i media sono particolarmente interessati. Credo che ci possa essere ancora molto da raccontare nella misura in cui i nostri accadimenti quotidiani – fatti di incontri, pensieri, di piccole epifanie nella città a contatto con i luoghi e con i fatti di maggiore interesse – reclamano spesso una voce… Che sia la mia, o quella di qualcuno presa in prestito, c’è sempre spazio per una storia. Il tempo di aprire una finestra, insomma, di inviare (o di ricevere) una cartolina…
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