Master of the Universe, un documentario-confessione sulla crisi finanziaria a Francoforte
Se vivete a Francoforte riconoscerete bene l’ambientazione del documentario di Marc Bauder (premiato lo scorso anno a Locarno), da poco uscito in DVD. Rainer Voss, ex-investmentbanker viene intervistato nella cornice del centro finanziario tedesco, mentre dalle sale di un grattacielo ormai vuote scruta, al passare del giorno e della notte, al cambiare delle stagioni, gli altri edifici che svettano nello skyline.
Anziché racconto-denuncia come accadeva ad esempio in Inside Job, questo documentario è piuttosto una confessione tutta personale di uno di coloro che hanno visto crescere il settore finanziario a partire dagli anni ’80. Voss infatti racconta come ancora giovanissimo abbia scoperto le nuove possibilità di creazione di prodotti finanziari venute da oltre oceano e come grazie a questi sia iniziata la sua veloce scalata verso i grandi guadagni. In una corsa a chi guadagna di più, senza chiedersi però come, anche le banche e le grandi aziende europee hanno seguito l’andamento delle borse americane. Tra le fila di quest’onda c’erano molti uomini come Voss, spesso giovani leve, che pur di accontentare i loro superiori e guadagnare ancora di più rischiavano tutto: rinunciare non solo a ore di sonno, ma anche ad una vita normale, al tempo con la famiglia. Se il tempo è denaro, lo è ancor più per coloro che in questo settore hanno lavorato per anni.
Voss, che poco dopo la crisi economica è stato infine licenziato e mandato a casa con un ottimo bonus, è molto critico verso la situazione attuale. La crisi del 2008 e il continuo stato di recessione e indebitamento folle di alcuni paesi europei non hanno in realtà cambiato lo stato delle cose in ambito finanziario. Le banche di investimento continuano ad agire secondo gli stessi fini e il mercato rimane deregolamentato, nonostante si cerchi di mettere freno a certi prodotti finanziari.
La salvezza secondo Voss sarebbe forse molto più semplice di quanto si creda, poiché ad azionare i motori di questo marchingegno senza scrupoli sono in realtà uomini in carne ed ossa, non macchine. “E se gli si dice di smetterla – riporta Voss- allora la smetteranno”.
Il comune cittadino europeo sta però a guardare, e se a Francoforte, dentro i luccicanti grattacieli ogni giorno escono ed entrano investment-banker con i loro abiti impomatati, inconsapevoli del mondo che li circonda, ecco che invece sempre più giovani precari più a sud sono costretti a cercare di sopravvivere, magari emigrando.
Nicole Braida
P.S. Se questo articolo ti è piaciuto, segui Il Mitte Francoforte su Facebook!