L’unità abitativa di Le Corbusier, gioiello per appassionati di architettura
di Vincenzo Guzzo*
L’edificio nasce all‘interno dell’importante Esposizione Internazionale di Berlino del 1957 (Internationale Bauausstellung Berlin). Molti i nomi dei più importanti architetti che parteciparono all’iniziativa: Alvar Aalto, Oscar Niemeyer, Walter Gropius ecc. Anche l’architetto svizzero Le Corbusier da il proprio contributo, con un proprio progetto che proponeva una rivisitazione in chiave berlinese (Typ Berlin) dell’Unitè d’Abitation di Marsiglia ( realizzata invece nel 1946).
L’immenso edificio sorge nella zona dell’Olympiastadion, in un quartiere caratterizzato pressoché da abitazioni e costruzioni monofamiliari e/o di due piani fuori terra. Per tale motivo, in un primo momento, tale opera non venne accolta con gli onori che invece oggi gli vengono giustamente riconosciuti.
L’edificio di Le Corbusier: 530 alloggi per 1800 abitanti
L’edificio si sviluppa su ben 20 piani fuori terra, concentrati lungo una “stecca” architettonica lunga ben 142 metri. All’interno del maestoso volume trovano sede ben 530 alloggi, alloggi che possono prevedere una capienza di ben 1.800 abitanti.
La facciata (interamente in cemento armato a vista) è intervallata da ampi terrazzini colorati in maniera vivace e policromatica, caratteristica che permette una visione armoniosa e di insieme dell’immense facciate architettoniche.
L’edificio è perfettamente orientato sull’asse nord-sud per permetterne un perfetto irraggiamento durante tutto l’arco della giornata. L’unico prospetto senza finestrature è quello a nord, per evitare eccessive dispersioni termiche durante il periodo invernale. All’interno di tale progetto, possono facilmente essere riconosciuti i cinque punti fondamentali del pensiero del maestro:
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Pilotis al piano terra: l’idea di non realizzare abitazioni al piano terra per permettere la creazione di posti auto/garage o addirittura ipotizzare il passaggio di strade cittadine. Nel progetto di Berlino il pilotis è alto ben 7,00 ml.
Pianta libera: svincolare gli edifici da muri portanti e setti murari che non permettono una più amplia flessibilità distributiva degli spazi. Tale flessibilità può infatti essere realizzata con un sistema portate a telaio ( travi e pilastri) che permettono una maggiore dinamicità nella progettazione degli interni.
Finestre a nastro: grazie a quanto previsto dal punto precedente è possibile ipotizzare finestrature meno compatte.
Facciata libera: possibilità di posizionamento dei serramenti in maniera libera e meno vincolata a precici allineamenti ( tipici di una struttura con murature portanti piene).
Tetto a giardino: l’idea di una copertura non più a falde ma piana, copertura che possa ospitare quindi servizi per tutte le unità abitative presenti. Infatti, nel progetto originario di Le Corbusier, era prevista la realizzazione di piscine, campi gioco, solarium ed un asilo nido. Durante la realizzazione dell’immobile tale ipotesi progettuale non fu però mai realizzata.
Per quanto riguarda la distribuzione spaziale interna, tutti gli alloggi sono raggiungibili da ben 10 corridoi interni. Tali percorsi avrebbero dovuto inoltre prevedere la possibilità di accesso a servizi condominiali comuni (spazi commerciali e di servizio). Anche tale importante caratteristica progettuale venne però anch’essa abbandonata durante la realizzazione dell’edificio.
Molti alloggi erano stati concepiti in duplex (su due livelli) , ma per esigenze “quantitative” si è preferito abbandonare tale scelta verso la creazione di un maggior numero possibile di unità abitative.
L’appartamento tipo originario (infatti molte sono state le modifiche distributive interne succedutesi durante gli anni) era formato da un lungo corridoio di accesso che conduce alla zona soggiorno (ove è presente un bagno) , collegata tramite una parete divisoria alla limitrofa cucina. Entrambi gli ambienti affacciano su un ampio terrazzino.
Nel 2007 è stato eseguito un piano di conservazione che ha previsto per alcuni alloggi, il recupero delle colorazioni originarie sia dei serramenti che dei balconi.
Nel 2011 il giornalista Benedikt Holte acquista un appartamento ripristinandolo nella sua versione originale, anche con la presenza di arredi d’epoca. Tale alloggio è utilizzato con spazio eventi.
Oggi è possibile visitare l’edificio anche grazie alla Forderverein Corbusierhaus Berlin, associazione che nasce nel 2004, e promuove iniziative e visite guidate durante tutto l’anno.
* L’arch. Vincenzo Guzzo, titolare dello Studio Guzzo, da anni si occupa di progettazione architettonica. Da tempo è inoltre specializzato in recupero del patrimonio esistente e progettazione di edifici ecosostenibili. Da pochi mesi ha cominciato ad essere presente anche a Berlino.
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