I mondiali nella multiculturale Francoforte, una festa in ogni strada
I mondiali sono ormai entrati nella fase finale, l’Italia è uscita e, che siate felici o tristi, la Germania è ancora in corsa e incontrerà la Francia ai quarti di finale. Su internet è comparso di tutto a riguardo dei mondiali, persino un articolo tedesco molto commentato sul perché gli stranieri non tifano la Germania. Il pezzo, molto politically correct, imputava il fatto alla presunta eccessiva spocchia dei supporter tedeschi che godono smisuratamente delle sconfitte delle squadre altrui.
Qualunque persona di buon senso si accorge che una tale idiosincratica fisima mentale non potrebbe che essere il parto di una mente tedesca come sempre troppo buona e troppo attenta e preoccupata della possibilità che il popolo tedesco possa apparire “malvagio” (e implicitamente nella mente teutonica anche irrimediabilmente collegabile ai crimini del nazismo).
È inutile precisare quanto l’analisi idilliaca delle tifoserie straniere sia qualcosa di, appunto, idilliaco. E di idilliaco su questo pianeta c’è ben poco. Sfido chiunque a pensare che in questo “poco” possa rientrare una “tifoseria da stadio”. Detto in poche parole: io non vorrei mai essere un tedesco in Italia durante i mondiali. I tifosi italiani sono sicuramente altrettanto spocchiosi, odiosi e fastidiosi quanto possono esserlo i tedeschi. Se non peggio. Qualcuno si ricorda le bare della Francia portate in trionfo dopo la vittoria del 2006.
I tedeschi queste cose non le fanno, o forse sì, forse alcuni sì e altri no, come ovunque. Lo vedremo se vinceranno il mondiale. In ogni caso non sarebbe poi così grave.
Quello che però per ora si può dire è che il clima di festa che caratterizza i mondiali, in una città tedesca e multiculturale come Francoforte è veramente bello. La città è tappezzata di schermi ad ogni angolo della città che, agli orari prestabiliti, trasmettono le partite e sempre, davanti ad ogni schermo, c’è qualcuno a guardarle con grande coinvolgimento. Dai tedeschi, ai francesi, agli argentini o ai colombiani, per citare alcune delle squadre ancora in corsa per la coppa.
Gadget, bandierine, collane, bandiere e scemate di ogni tipo sono appese ovunque, anche sulle automobili. Dicono che prima dei mondiali del 2006 la Germania calcistica fosse ancora guardata male. Era qualcosa di troppo nazionalistico (che tradotto significava: “non vogliamo apparire nazisti”). Per fortuna gli è passata e almeno si possono godere il mondiale.
In Italia non riesco nemmeno a ricordare una espressione di coinvolgimento cittadino tanto vasta. Come se i tedeschi, popolo tendenzialmente non troppo espansivo, improvvisamente avessero trovato una vena creativa e espressiva inedita nel calcio.
A ciò va poi aggiunto che Francoforte è una bella città per guardare una coppa del mondo. Si trova sempre qualcuno che festeggia a prescindere da come vadano le cose. Le numerosissime comunità di stranieri non perdono ovviamente occasione di affermare le loro identità e così se in Italia i tricolori alle finestre sono tutti verde-bianco-rosso, nella metropoli sul Meno le bandiere coprono ogni nazionalità e spesso sono abbinate in coppia con quella tedesca.
A dispetto di quanto crede l’autore dell’articolo citato, infatti, non mancano gli stranieri che tifano per il paese che li ospita. Per non parlare delle seconde generazioni nate e cresciute qui o delle coppie miste che in nome dell’amore riescono a dimenticare rivalità frivole come quelle nate sul campo da gioco.
Certo, rimarrebbe da spiegare come mai comunque molti degli immigrati in Germania non tifino per la Germania. Ma a pensarci bene non è cosa difficile argomentare. Quello che invece sembra veramente difficile da comprende è come mai al commentatore dell’articolo non sia minimamente passato per la testa che forse gli stranieri non tifino Germania proprio perché non son tedeschi e quindi, come suggerirebbe il buonsenso, possono felicemente tifare la loro squadra.
[ale.gra]
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