Romina di Lella, il cinema scopre un talento italiano a Berlino

Romina Di Lella sul set [© Manon Ombre]
Romina Di Lella sul set [© Manon Ombre]
Romina Di Lella sul set [© Manon Ombre]

di Alessandro Brogani

Incontro Romina di Lella dopo la proiezione in anteprima mondiale del film Love, Hate & Security, tenutasi al Filmhaus di Potsdamer Straße. Si tratta di una storia d’azione e amore con produzione internazionale, ambientata fra il sud della Francia e New York.

Ci accomodiamo in una saletta subito dopo la proiezione.

Bionda, occhi azzurri, fisico scolpito da anni di sport, soprattutto nuoto e fioretto, disciplina quest’ultima di cui è stata anche campionessa nella classe juniores a Berlino, città nella quale è nata; Romina parla correntemente quattro lingue, ma l’italiano, lingua paterna, è quella che considera la più dolce di tutte. Mi sorride ed iniziamo la nostra conversazione in tono del tutto informale.

Romina, mi parli di come è iniziata la sua avventura nel mondo dello spettacolo.
Avevo circa 15 anni quando iniziai a lavorare come fotomodella in Italia, anche per la Riccardo Gay a Milano. Verso i 16, l’allora direttore della Warner Bros in Germania, Kurt Silberschneider, mi notò mentre ero in un locale con i miei genitori. Disse che avevo un volto molto cinematografico e pregò i miei di fare una foto assieme; così che la stampa tedesca iniziò ad interessarsi a me.

Fu in questo modo che decise cosa avrebbe voluto fare da grande?
Beh, a dire il vero erano anni in cui ero presa anche dallo sport, oltre che dalle prime esperienze nel campo dello spettacolo. Capii però che lo spettacolo mi attirava tantissimo. Decisi così di andare a scuola di Musical, dove ho imparato ballo, canto e recitazione. Un’esperienza formativa durata oltre 3 anni. Subito dopo ho fatto molto teatro, qui a Berlino. Prima l’esperienza molto divertente di A Slight Accident, una divertente commedia di James Saunders, poi nel Teatro Potsdamer Platz con lo spettacolo Liberté im Belle et Fou dove, per 6 gg. alla settimana in un arco di circa 6 mesi, mi sono cimentata in tutte e tre le discipline, assieme ad un fantastico cast internazionale. Un vero successo in Germania. Nel 2008 invece sono stata protagonista nello show Palazzo di Berlino: circa 6 mesi di spettacolo, 7 giorni su 7. Un’esperienza esaltante.

So che ha recitato anche in suo show personale.
Sì, lo spettacolo si chiamava Tot zu sein ist komisch portato in scena al teatro Ufa Fabrik, sempre qui a Berlino. La direzione artistica era di Vivien Lee, la stessa autrice delle musiche di Love, Hate & Security.

© Manon Ombre
© Manon Ombre

A proposito di cinema: come è iniziata la sua esperienza in questo mondo?
Nel 2009, dopo tanto teatro, ho deciso di andare in Italia. Ho partecipato ad un provino per due film differenti e sono stata scelta per recitarvi: bellissimo cast per entrambi. Nel primo c’era Nicoletta Braschi, nel secondo Franco Nero. Ho studiato tutti e due i copioni e a quattro giorni dalle riprese la produzione, che era la stessa per entrambe le pellicole, fallì.

Beh, non proprio un inizio fortunato…
Sì, tuttavia mi son detta che in ogni caso è stata un’esperienza formativa; con caparbietà decisi di andare a Milano, dove ho fatto piccole produzioni realizzate anche in proprio con giovani attori. Sempre in Italia ho partecipato anche a film per la televisione come Il bene oscuro per la regia di Ettore Pasculli.

Nel 2012 invece ha girato Dead blood, sempre in Italia.
Sì, avevo il ruolo di una vampira. È stato un lavoro molto divertente e piacevole da realizzare.

La prima esperienza internazionale l’aveva avuta invece a Los Angeles, se non sbaglio.
Sì, esatto. Era nel 2004, prima che iniziassi a studiare Musical. Mi aveva notata un produttore e m’invitò a Los Angeles dove un suo amico regista stava per girare un film con Stephen Baldwin. Mi assegnarono una piccola parte nel ruolo di una poliziotta. E’ stato il primo ruolo internazionale. La mia è stata una lunga strada che è passata per esperienze differenti, ma alla fine sono arrivata a realizzare ciò per cui mi sento maggiormente portata, il cinema per l’appunto.

Arriviamo così a questo suo ultimo film: come è nata questa sua esperienza?
Ho avuto fortuna. Il regista Damian Chapa* mi aveva vista al Festival di Berlino e mi aveva contattata per parlarmi di questo progetto. Ci siamo rivisti dopo circa due mesi e mi ha assegnata la parte della protagonista. È stata una grandissima esperienza. Un cast internazionale con, oltre lo stesso Chapa che recita nel film oltre a dirigerlo, Ralf Möller** ed Oliver Gruber. Avevamo tempi ristretti per girare e parte delle scene sono state girate anche di notte, quindi i ritmi di ripresa ci hanno messo un po’ tutti alla prova, ma con grande soddisfazione. Abbiamo recitato in inglese perché la produzione è olandese ed il film sarà distribuito in diversi paesi.

Progetti futuri?
Ho in cantiere alcune proposte sempre in campo cinematografico che provengono da oltre oceano, ma preferisco non parlarne ancora per scaramanzia: l’esperienza insegna!

Ringrazio Romina per la disponibilità, ci salutiamo e mi soffermo per un attimo a pensare a questa giovane e bella attrice che, pur essendo nata fuori dai confini nazionali, sente forte l’orgoglio di avere origini italiane. Suo padre è pugliese, della provincia di Foggia, e lei si sente onorata di un’appartenenza di sangue e culturale che molti nostri connazionali stanno pian piano perdendo; ci rifletto e mi dico che il suo entusiasmo ed il suo orgoglio sono forse il miglior esempio da cui ripartire, anche nel nostro Paese.

* Damian Chapa, attore e regista americano di origine messicana. Fra i film da lui interpretati ricordiamo Blood In Blood Out e Street Fighter. Ha diretto numerose pellicole, fra le quali Kill You Twice e una biografia non autorizzata di Roman Polanski, interpretandone anche il ruolo;

** Ralf Möller è un attore tedesco di padre americano, famoso per numerosi ruoli da Cyborg, al Re scorpione, passando per il ruolo di Hagen, compagno di lotte di R. Crowe, nel Gladiatore di Ridley Scott.

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