Povera ma Sexy – “Marionette”

[© Robert Agthe on Flickr / CC BY 2.0]
[© Robert Agthe on Flickr / CC BY 2.0]

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Robert Agthe on Flickr / CC BY 2.0]
di Nora Cavaccini*

Se dovete, chiedete alla sua faccia, o al suo pupazzo.
Sta già tutto lì. Nell’espressione laconica e allampanata di chi la domenica si sceglie un angolo di strada su Boxhagener Platz, dirimpetto alle bancarelle del Flohmarkt.
L’uomo della marionetta non parla.
Sorride ogni tanto, e parcamente. Il resto lo fa Rob.
A lui il compito di intrattenere, a lui quello di dialogare con il mondo.
Rob suona una chitarra di cartapesta e ha cento denti bianchi.
Quando un bambino lascia una monetina, lui ringrazia. Abbassa la testa, fa una sorta di inchino, ma non troppo in giù, che altrimenti poi gli cade il cappello.
L’uomo e il pupazzo sono legati l’un l’altro da nove fili.
Per quelli passa la vita di Rob, che altrimenti se ne starebbe accasciato a terra come un sacco di patate. “Su, tiriamoci su”, gli sussurra ogni tanto l’uomo. E allora Rob drizza la testa e ricomincia a suonare. Quando infine imbrunisce, e gli ambulanti cominciano a riporre via le loro cose, allora Rob sa che la giornata sta per terminare.
Finirà di nuovo dentro una valigia, mentre il padre, quell’uomo lungo e magro che parla raramente, spenderà i soldi del cappello per comprarsi una birra prima di tornare a casa.
Che i suoi fili si sono rotti già da un pezzo.

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* Questo post è stato pubblicato originariamente su Povera Ma Sexy – Postkarten aus Berlin, un progetto di Nora Cavaccini. Segui il progetto su Facebook.

Povera Ma Sexy – Postkarten aus Berlin è un “viaggio” fisico e letterario. Un percorso che nasce dall’esperienza personale di chi scrive ma che, al tempo stesso, può rappresentare una via alternativa per scoprire la città. Per tutti coloro che, in un modo o nell’altro, ne subiscono il fascino. Berlinesi e non.

Ogni post è costituito da un breve un racconto. A ogni racconto è associata una mappa. Qui, cliccando sugli indicatori, comparirà una descrizione. Si tratta di informazioni “turistiche” che non mirano ad essere esaustive ma a collocare meglio il racconto nei luoghi che lo hanno ispirato.