“Mi chiamo Aram e sono italiano”: teatro di (seconda) generazione a Berlino

Synagosyty

di Berta del Ben

Lo spettacolo teatrale “Mi chiamo Aram e sono italiano, storie da Synagosyty” è in arrivo a Berlino il prossimo fine settimana.

Scritta da Gabriele Vacis e Aram Kian e interpretata dallo stesso Kian, “Mi chiamo Aram…” è un’opera che con ironia, tragedia e magia racconta la storia degli italiani di seconda generazione, figli di almeno un genitore di origine migrante, nati in Italia e che a prescindere dalla cittadinanza, incontrano spesso difficoltà nell’essere percepiti come integralmente appartenenti alla società italiana.

La vita di Aram è tutta “normale”, se non fosse per quel nome e quel cognome e quel colore della pelle ai quali il mondo che lo circonda reagisce in maniere differenti, ma sempre reagisce. Gli amici, le maestre, i commercianti, non fanno altro che costringere Aram a vivere in una costante messa in dubbio e in gioco di sé e della propria identità.

La pièce mescola frammenti di presente, passato e futuro della vita di Aram in un testo che non fa sconti a nessun aspetto della vita di un trentenne di oggi, tra le adolescenze passate tra cortei e concerti, una carriera universitaria frammentaria e la disoccupazione incombente.

Aram Kian, che porta in scena la storia, è un attore italiano: si diploma attore alla “Civica Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi” nel 1996 e da allora il teatro è la sua attività principale. Nel corso degli anni collabora con parecchi registi e attori ed è da sempre interessato alla nuova drammaturgia italiana e straniera.

Per il cinema lavora con il regista Francesco Lagi nel film “Missione di pace”, presentato al Festival del Cinema di Venezia nel 2011. Ha avuto una parte di rilievo nel cast di “Educazione siberiana”, l’ultimo film di Gabriele Salvatores, uscito lo scorsa primavera.

Gabriele Vacis è un nome legato a uno dei molti progetti di teatro politico nato in Italia negli anni settanta, il Laboratorio Teatro Settimo, focalizzato nella sperimentazione tra teatro e spazi urbani, industriali e periferici.

La convivenza di questo rapporto lo porta a sperimentare già negli anni ottanta progetti di riqualificazione urbana in chiave culturale a Settimo, in un lavoro che visto con gli occhi di oggi potrebbe dirsi in perfetto stile berlinese.

È insegnante alla Paolo Grassi nel 1988 e negli anni Novanta apre una via nuova in Italia al teatro di narrazione con, tra gli altri, la regia assieme a Marco Paolini dello spettacolo Il racconto del Vajont nel 1994.

Nei duemila dirige il Teatro Stabile di Torino, fonda il Teatro Regionale Alessandrino, dirige un progetto al Palestinian National Theater di Gerusalemme e sperimenta gli intrecci tra linguaggi comunicativi. La produzione di liriche e le collaborazioni a regie cinematografiche e  televisive, costellano infatti la sua produzione teatrale.

Lo spettacolo Mi chiamo Aram…, non è solo un nuovo spunto della rassegna Oltremare curata da Mondolibro e dall’Istituto italiano di cultura Berlino, dedicato ai migranti e alla definizione plurale di multiculturalità nel presente italiano. È anche l’occasione per incontrare del teatro di qualità made in Italy, di apprezzarne le forme e le ricerche anche tematiche e di accettarne le sfide che questo propone a sé e al pubblico.

Lo spettacolo sarà in lingua italiana con sottotitoli in inglese, per permetterne la visione a un pubblico internazionale.

L’appuntamento è all’Ackerstadt Palast venerdì 23 e sabato 24 maggio alle 20.00.

L’ingresso è di 12/10 €, disponibile in prevendita presso la libreria Mondolibro a 10 €.

…e siccome la multiculturalità è qualcosa che accomuna più progetti in questa grande metropoli, Mondolibro e Kanakwood sono felici di cooperazione per la serata del 24 maggio! Dalle 22 al  Naunynritze a Kreuzberg infatti si tiene la serata Berlinstanapoli che vede tra gli altri ospite e performer Raiz degli Almamegretta. L’ingresso alla serata di danze urbane postmigranti verrà ridotto con il biglietto del teatro: costerà 5 € invece che 7.