Marienfelde Refugee Center Museum, il museo-rifugio che racconta le “vite in fuga” dalla DDR
testo e fotografie di Dario-Jacopo Laganà*
La retorica della guerra fredda a Berlino è espressa in maniere differenti. Si passa dal tanto acclamato Checkpoint Charlie (che, come evidenziato nell’articolo sul Museo degli Alleati, è una copia), all’esposizione a cielo aperto di Bernauer Strasse, col suo centro di documentazione e la torre dalla quale si può osservare il tracciato del muro dall’alto, sicuramente più interessante ma comunque “sporcata” dal recente fiorire di locali a tema-Muro, con tanto di Trabant parcheggiate all’esterno.
Cambiare punto di vista sull’argomento, però, è possibile. Per farlo c’è un posto meno conosciuto ma ugualmente interessante. Il Marienfelde Refugee Center Museum è un museo che si occupa del ponte aereo e dei rifugiati della Germania divisa e che oggi ospita un’esibizione permanente gratuita.
Nel periodo in cui la Germania era divisa e lasciare la DDR era considerato reato, esistevano vari modi per abbandonare il paese. Alcuni eclatanti – dal salto con l’asta alla mongolfiera, alla costruzione di tunnel al parafanghi delle automobili utilizzato come nascondiglio -, altri più formali. Pochi sanno che, ai tempi, esisteva una lunga procedura legale di allontanamento dalla DDR, una procedura di richiesta incerta che non sempre portava buon esito, oltre alle lungaggini del caso.
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Comprare la libertà
Associata a questa richiesta, esisteva anche un altro modo di lasciare il paese: la “Freikauf”, ovvero l’acquisto della libertà da parte della Germania Ovest. Alcuni ricordano le immagini degli scambi di spie sul Glienicker Brücke (rinominato appunto Ponte delle Spie) che venivano talvolta anche trasmesse in televisione: spesso in queste trattative rientravano anche i nomi dei prigionieri condannati per i tentativi di fuggire dalla DDR, quelli per favoreggiamento della fuga di altri e coloro che avevano chiesto il permesso di lasciare il paese con mezzi legali.
Il centro di Marienfelde
Al loro arrivo al Marienfelde Center, i rifugiati fornivano una prima serie di informazioni personali ricevendo un certificato sanitario e un foglio col quale dovevano procedere in modo sequenziale attraverso dodici stazioni di approvazione; per ogni stazione c’era un un timbro sul documento di elaborazione, fornito da uno dei funzionari del Centro.
La mostra si occupa di tutta questa parte, quella delle stazioni di accettazione, dei timbri e un appartamento ricostruito per i rifugiati, completo con mobili originali dal 1950 per una panoramica delle condizioni di vita sopportate da coloro che passarono attraverso Marienfelde.
La mostra è divisa in varie zone che toccano le diverse tematiche dei rapporti est-ovest: Le Ragioni per Lasciare (l’Est), Le strade verso l’Ovest, La procedura di ricezione d’emergenza, il Centro per Rifugiati, “L’oggetto nemico” Marienfelde, L’arrivo all’Ovest, La prospettiva dell’Arte e Abitazioni per Rifugiati.
La parte retrostante del palazzo e il resto dei palazzi ad esso collegati fungono oggi da alloggi per i rifugiati politici di altri paesi, a dimostrazione del fatto che c’è ancora molto bisogno di aiuto, nonostante la caduta del muro.
|Dario J. Laganà è un fotografo professionista specializzato in documentazione storico-sociale della città e dei suoi cambiamenti. Il suo blog fotografico su Berlino è Elephantinberlin.com, il suo sito è Norte.it |
prossima volta. Eccoci.