Berlino, compie 30 anni la via dedicata a Jesse Owens

© Bundesarchiv, Bild 183-G00630 / CC-BY-SA
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Sono passati esattamente trent’anni da quando, nel marzo del 1984, Berlino dedicò una via a Jesse Owens, l’atleta afroamericano che “rovinò” le Olimpiadi ariane progettate da Adolf Hitler vincendo quattro medaglie d’oro nelle specialità più importanti.

Owens, nato in Alabama, lasciò il sud della segregazione con la famiglia all’età di nove anni; in Ohio trascorse la sua adolescenza studiando, impiegando il tempo libero per aiutare i genitori al lavoro, ed appassionandosi all’atletica, che divenne ben presto la sua ragione di vita.

Il giovane Owens univa abnegazione per l’allentamento ad un talento naturale: ancora studente, fece registrare l’eccezionale tempo di 9,4 secondi sulle 100 yard, equivalenti a 91 metri. Ben presto, il ragazzo cominciò a farsi notare anche per le sue grandi prestazioni nel salto in lungo.

L’apoteosi della carriera di Owens avvenne proprio ai Giochi Olimpici di Berlino 1936, dove l’atleta statunitense vinse l’oro nei 100 metri, nei 200, nel salto in lungo e nella staffetta 4×100. Hitler, riferiscono gli storici, non sarebbe stato affatto contento del trionfo di un atleta di colore durante le “sue” Olimpiadi, quelle che avrebbero dovuto dimostrare la supremazia dell’arianesimo.

Tuttavia, la versione secondo cui il Führer si sarebbe rifiutato di stringere la mano a Owens sarebbe frutto di una distorsione storica. È stato lo stesso atleta a confermarlo nella sua autobiografia, pubblicata nel 1970: «Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d’onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un’ostilità che non ci fu affatto».

Owens resta, in ogni caso, uno dei personaggi simbolo delle Olimpiadi e dell’antirazzismo, per i valori che – consapevolmente o inconsapevolmente – ha incarnato durante un’epoca storica travagliata. Per questo, alla sua memoria Berlino decise di dedicare una via nei pressi dello Olympiastadion, oltre ad una scuola secondaria, la Jesse Owens Realschule/Oberschule di Lichtenberg.