Arte e Cultura

Gianni Amelio porta a Berlino quella “felice diversità” italiana che non ha età

felice chi è diversodi Valerio Bassan

A 69 anni compiuti, Gianni Amelio è un uomo consapevole: consapevole che in un mondo di pregiudizi e silenzi, di fughe notturne e amori mascherati, l’omosessualità sia prima di tutto un impulso della vita. Non un artefatto, non una condizione, non un totem cui aggrapparsi o uno spettro da cui fuggire.

Il regista di Il ladro di bambini e Le chiavi di casa ha ritratto una generazione di omosessuali che, come lui, hanno attraversato il novecento italiano vivendo a vari livelli l’esclusione, la vessazione, la sofferenza dell’intimità repressa o, chi più chi meno, celata agli occhi della famiglia e della società.

Felice chi è diverso, presentato in anteprima alla Berlinale 2014, è soprattutto un grido di liberazione, anticipato pochi giorni fa dal coming out dello stesso regista in un’intervista al quotidiano italiano “La Repubblica”. Grande mistero ha aleggiato fino all’ultimo attorno a questo documentario, del quale – volutamente – non è stato fatto trapelare nulla prima della premiére ufficiale.

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