Sguardo nostalgico sulla Berlino che fu e sulla Berlino che è
di Valentina Lo Iacono
Quando penso a Berlino, i primi aggettivi che mi vengono in mente per descriverla sono cangiante, dinamica, multiculturale, libera.
Questa è la vera anima di Berlino che traspare in ogni suo angolo. È difficile conoscerla fino in fondo, impossibile racchiuderla sotto un’unica etichetta, improbabile che smetta di stupirti.
Sin dalla riunificazione della Germania, si è potuto assistere alla sua ripresa e ancora oggi i mutamenti sono in atto. Prova ne sono gli innumerevoli cantieri che spuntano sempre più come funghi, e danno l’idea di modificarne i suoi contorni – non sempre in modo positivo – arrivando talvolta a deturparne il volto, come accade con i lavori in corso a Unter den Linden per il prolungamento della U55.
Da anni è la capitale della musica techno e elettronica, grazie al pullulare di numerosi club che animano la notte berlinese, da giovedì sera al martedì mattina, perché la città non si ferma. Späti, U-Bahn, locali continuano il loro servizio indisturbati per permettere a tutti, residenti e turisti, di addentrarsi nel cuore pulsante di Berlino e di godere di tutte le sue bellezze. Sempre e continuamente.
Per ogni nuova tendenza che nasce, ve n’è una che finisce. È stato così per il Tacheles, collettivo di artisti al di fuori degli schemi, per il Bar 25, sostituito dal Kater Holzig, a sua volta chiuso in pompa magna il 6 gennaio con vari slogan quali “Silvester am Arsch. Wir machen zu; Casino a capodanno. Chiudiamo”, “Alles muss raus; Dobbiamo sgomberare tutto”; “Die Katze lässt das mausen nicht… Il gatto non la smette di cacciare i topi…“, e anche – strano a dirsi – per uno dei simboli della città, il muro di Berlino, di cui una parte è stata provvisoriamente tolta per fare spazio a delle case di lusso, dando sempre più spago al fenomeno della gentrificazione che mira ad eclissarne il carattere rivoluzionario, disinibito, unico e particolare di questa città a due velocità. Da una parte l’ovest borghese, tranquillo e chic, dall’altra l’est più povero, ma allo stesso tempo stravagante, alternativo e di tendenza.
Anche l’arte occupa un’importanza di primo piano in questo profilo cittadino variegato. Non vi sono solo grandi musei, come il Pergamonmuseum, la Gemäldegalerie o l’Alte Nationalgalerie, ma si possono trovare facilmente piccole gallerie e mostre temporanee di giovani artisti. Eventi quali la Lange Nacht der Museen e la Berlin Gallery Week contribuiscono a alimentarne la vena artistica.
E cosa dire degli innumerevoli teatri, delle fiere, delle sfilate. Durante tutto l’anno vi sono degli appuntamenti fissi che si ripetono, ma in fondo sono sempre diversi e sembrano sempre nuovi. In inverno è il periodo dei mille mercatini, delle luci e degli addobbi natalizi, l’estate è invece la stagione degli Open Airs, della piscina sullo Spree, dei pic-nic a Wannsee o delle passeggiate nei parchi.
Senza nulla togliere alla parte storica della città, il suo carattere giovane e eclettico è riscontrabile tra le vie di Friedrichshain o Kreuzberg, mentre un respiro più internazionale o filo turco si scorgono a Prenzlauer Berg e a Neukölln… ma anche questo è generalizzare.
Non vi è luogo a Berlino che non racconti qualcosa: può essere un richiamo del passato o un sogno del presente. E seppur la società e le varie scene artistiche non siano più quelle di una volta, una cosa è certa e bisogna riconoscerla: tutto è e rimane in evoluzione. È questo è forse quello che sta invogliando sempre di più tanti giovani dai paesi in crisi a trasferirsi qua e a trovare un proprio spazio in questa realtà camaleontica e vivace.
Perché in fondo Berlino è di tutti e di nessuno; non puoi acciuffarla, non puoi fermarla, non puoi capirla, e in fondo, proprio per questo, puoi solo amarla.