«No, la musica elettronica non è nata a Berlino»
Le testimonianze raccolte raccontavano un’epoca romantica, avventurosa, leggendaria. Ma erano troppo intime e personali, al punto da essere considerate “non pubblicabili” per oltre dieci anni.
Il giornalista tedesco Jürgen Teipel ha dovuto lottare a lungo, per riuscire a raggiungere il suo obiettivo. Quando per la prima volta paventò l’idea agli intervistati, i più importanti dj tedeschi degli anni ’90 e 2000, le reazioni furono infatti tutte negative, persino indignate.
«Dj Acid Maria, ad esempio, era esterrefatta», ha raccontato il giornalista alla Deutsche Welle. «Mi disse “Sei pazzo, non puoi farlo!”, e così congelai il progetto, perché ormai ero diventato amico di quelle persone».
Dopo un lungo periodo, però, Teipel è tornato all’attacco. Sapeva che «le loro storie erano troppo buone per non essere raccontate». Le risposte, stavolta, furono diverse: così è nato “Mehr als laut: DJs erzählen” (Più che rumoroso: i DJ si raccontano), un libro che fotografa una intera stagione musicale attraverso le voci dei suoi protagonisti.
Nel libro, Teipel racconta la vita quotidiana dei DJ tedeschi di un decennio fa. Intervistato da DW, il giornalista ha detto: «Oh, rispetto a quel tempo tutto è cambiato. Prima, c’era chi andava a suonare nei club con valigie intere piene di vinili. Oggi questo succede raramente. La maggior parte di loro usa i laptop, piuttosto che i dischi».
Teipel affronta anche l’argomento-Berlino. «Oggi si associa sempre la musica elettronica con la capitale tedesca, ma questo non è giusto, semplicemente perché non è la verità», ha spiegato. «Ci fu un enorme entusiasmo per questo genere soprattutto nelle piccole città; così ho pensato fosse molto più interessante cercare storie con questa provenienze».
«Non è vero che la musica elettronica sia nata a Berlino, come molti pensano. Persone diverse da posti diversi in tutto il mondo sono arrivate alla stessa conclusione più o meno allo stesso momento: e cioè che per l’electro, la tecno o l’Acid House, come la si chiamava ai tempi, era arrivato il momento giusto. E stavano a Berlino come a Chicago o Detroit», ha concluso il giornalista.
Ecco l’intervista integrale pubblicata su Deutsche Welle.