Wanderio, la startup italiana al Techcrunch Disrupt Berlin 2013

© Sandra Lerele Lorolo/CITYiLIKE
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di Michele Marmino

A conclusione di Disrupt Berlin 2013, una tre giorni organizzata all’Arena da Techcrunch, uno dei più conosciuti blog dedicati all’universo delle startup e della tecnologia digitale, incontriamo il team di Wanderio, rappresentato dai co-founders Matteo Colò e Luca Rossi.

Per chi ancora non la conoscesse, Wanderio è un’applicazione web che compara tariffe di viaggi aerei,  treni, traghetti e dei trasporti urbani offrendo così all’utente la possibilità di poter scegliere e prenotare la soluzione di viaggio che considera migliore in base al prezzo, alla durata ed alle emissioni di Co2. Da un unico sito è possibile pianificare e acquistare ogni singola tratta: dalla porta di casa fino a destinazione prescelta.

Un’idea che è piaciuta alla giuria della StartUp Battlefield, una vera e propria battaglia sul palco a suon di presentazioni e capacità dialettica tra le startup finaliste per vincere un finanziamento da 40 mila euro. Le iscrizioni sono arrivate da centinaia di startup da tutto il mondo: tra le quindici selezionate c’era anche l’italiana Wanderio.

Nonostante non sia riuscito ad arrivare alla fase finale della battaglia, il team si ritiene soddisfatto dei feedback ricevuti e della grande visibilità ottenuta di fronte alla platea di addetti ai lavori e finanziatori internazionali.

Cerchiamo di capire meglio il progetto di una startup che si definisce un’orgogliosa rappresentante del Made in Italy. Concetto ben difeso sul palco, quando un giurato ha posto il quesito, in modo sarcastico, sul perché la sede fosse ancora a Roma e non in qualche altra città europea come Berlino o Londra. Sulla loro partecipazione a Berlino e sulla situazione del mondo delle startup in Italia risponde per Wanderio Matteo.

Cosa significa essere presenti nella capitale europea delle startup?
Trovarsi a Berlino, e soprattutto qui al Tech Crunch Disrupt, riconosciuto come uno dei palcoscenici mondiali per le startup è una bella sensazione e soddisfazione. Inoltre quest’anno è la prima volta che questo incontro si svolge in Europa, e quindi un’ulteriore occasione per farci conoscere anche tra gli operatori continentali. Essere tra le quindici startup selezionate a livello globale è una bella emozione.

 Quando è nato il progetto di Wanderio?
L’idea di Wanderio è nata circa due anni fa. Noi founders ci siamo conosciuti in un’iniziativa per aspiranti imprenditori, l’Innovation Lab, un percorso no profit interuniversitario. Un vero e proprio corso dove insegnano come presentare le startup agli investitori, dove diversi gruppi di lavoro si occupano di un progetto che verrà successivamente  presentato in un contest a livello nazionale. Un’occasione unica ed importante che ci ha permesso di conoscerci e di poter aprire direttamente una startup nel primo periodo post universitario. Direi un salto professionale post universitario differente rispetto ad un classico primo lavoro che avrei potuto trovare nelle agenzie di consulenza.

 Che impressione hai del panorama italiano delle startup?
Vedo che rispetto a due anni fa, periodo in cui abbiamo cominciato, c’è molta più informazione e più conoscenza del settore. Se ne parla anche nei media più mainstream. Qualcosa sta cambiando. Trovo positivo che anche attori importanti sia pubblici che privati comincino a muoversi sul fronte delle startup. Partiamo da una situazione che era praticamente nulla ed adesso si sta sviluppando, anche se ovviamente c’è ancora molto da lavorare, se prendiamo in considerazione situazioni mature come questa berlinese. Ma se adesso hai un’idea brillante e sei in grado di lavorare e realizzarla ci sono delle opportunità da sfruttare anche in Italia.

Come valuti la situazione degli investimenti alle startup in Italia? 

Io voglio vederla in modo positivo, posso dire che c’è molto di più rispetto a due anni fa. Ci sono tanti acceleratori ed incubatori che ti supportano nel periodo embrionale: dalla fase zero al prototipo della tua attività. Noi, ad esempio, abbiamo partecipato ad un percorso di accelerazione di Telecom Italia, il Working Capital Accelerator. Nonostante questi nuovi spiragli positivi dobbiamo ricordare che  la nostra realtà non è paragonabile alla Silicon Valley o a Berlino. Abbiamo meno scelta di canali da utilizzare e bisogna anche sottolineare che ci sono anche meno startup.

Quali possono essere le principali differenze con Berlino?

Essendo stato qui poche volte, non posso definirmi un conoscitore di Berlino, ma si percepisce che esiste una quantità maggiore sia di investitori sia di attori diretti del settore. Probabilmente la capitale tedesca è più vicina nel raggiungere quella massa critica per cui tutti gli attori interagiscono meglio nel proprio ecosistema. In Italia la situazione è più frammentata e il numero di attori in gioco è molto inferiore quindi è più difficile avere quel tessuto unico che incentiverebbe il fare sistema, invece siamo suddivisi in poli e viene meno un’idea di cooperazione.

Meglio dunque percorrere un “Viale Silicon” piuttosto che una “Silicon Allee”?

Noi siamo partiti in Italia. E ci farebbe anche molto piacere rimanerci.