Il referendum sull’energia fallisce, la rete elettrica di Berlino resta privata

La manifestazione in Alexanderplatz a favore della privatizzazione dell'energia, © UweHiksch /Flickr (CC BY-NC-SA 2.0)
La manifestazione in Alexanderplatz a favore dell’energia pubblica, © UweHiksch /Flickr (CC BY-NC-SA 2.0)

Il contratto ventennale tra Berlino e la multinazionale svedese Vattenfall scadrà alla fine del 2014: per questo, alcune associazioni hanno fondato un’iniziativa chiamata Berliner Energietisch (“tavolo dell’energia”), proponendo che il network di distribuzione dell’energia torni nelle mani dei cittadini. Ieri 3 novembre, i berlinesi hanno votato al referendum, con la possibilità di rendere di nuovo pubblica la rete elettrica cittadina (leggi qui per saperne di più), ma il quorum non è stato raggiunto.

Fallisce così, dunque, il referendum, tra il silenzio deluso dei cittadini che ci hanno creduto e hanno lavoro due anni e mezzo per avere un’energia “ecologica, democratica ed economica”. Stefan Taschner, portavoce del Berliner Energietisch, ha dichiarato che “tutta la città ora parla di politica energetica e questo è il nostro successo. In qualche modo, abbiamo vinto”.

Secondo alcuni, la decisione di SPD e CDU di programmare il referendum per il 3 novembre potrebbe essere stata una mossa calcolata dai due partiti, preoccupati e poco favorevoli al referendum, per ridurre l’affluenza alle urne. Le analisi, infatti, avevano mostrato l’impossibilità economica di Berlino nel ricomprare la rete elettrica e, di conseguenza, l’aggravamento del debito pubblico della città.

Il risultato elettorale ha diviso in due Berlino. Il 34,3% degli aventi diritto al voto di Friedrichshain-Kreuzberg ha votato a favore, mentre solo il 2,6% ha votato “no”, rivelandosi così il distretto ai vertici del movimento per la politica energetica ecologica e sociale. Oltre ad esso, solo Pankow, Treptow-Köpenick e Charlottenburg hanno raggiunto il quorum del 25%, mentre gli oppositori del referendum si sono dimostrati in grado di convincere i propri elettori borghesi, nei quartieri occidentali, a partecipare alla votazione e votare “no”. A Reinickendorf, per esempio, più del 26% dei partecipanti al referendum ha votato contro le richieste dell’Energietisch.

Sono 21.000 i voti mancati all’appello perché il referendum andasse in porto. Si sa, i referendum sono uno strumento rischioso, nonostante in questo caso siano state spese molte energie da parte dei partici politici e delle associazioni a sostegno del Berliner Energietisch e nonostante i 210.000 € raccolti grazie alle donazioni di varie fondazioni.