Francoforte

Francoforte, i mille volti della Fiera del Libro 2013

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© Il Mitte

di Alessandro Grassi
(da Francoforte)

Se siete appassionati di letteratura o più in generale coltivate un segreto feticismo per quell’oggetto chiamato libro, entrare alla Fiera del Libro di Francoforte è un po’ come entrare in paradiso.

Venerdì mattina la gente che si aggira per i padiglioni è già abbandonate ma i numeri sono ancora contenuti rispetto a quelli attesi per il weekend. I visitatori complessivi, alla fine, si aggirano intorno alle 200 mila unità.

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Compreso il Forum sono ben sei, tutti su due o tre livelli, i padiglioni adibiti a spazio espositivo per un totale di 171.790 metri quadri e circa 7300 espositori. Ospite d’onore quest’anno, per la seconda volta, è il Brasile. La prima volta era stato il 1994.

Varcato l’ingresso ci si trova subito immersi in un via-vai frenetico di persone che si muovono da stand a stand. Tra i visitatori tanti giovani, persone che semplicemente dicono di essere lì per fare un giro curiosare, senza interessi particolari o fini di lucro. Ma il cuore della Fiera, e la sua importanza, è chiaramente una questione economica. Il business è quello dell’editoria che, in una fiera internazionale come quella di Francoforte, si concretizza nello scambio di diritti.

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Nei giorni in cui non c’è l’invasione di non addetti ai lavori come sabato e domenica, la maggior parte delle persone che si muovono nello spazio fieristico sono dipendenti delle case editrici.

Gli stand sono molto differenti l’uno dall’altro. Ognuno cerca di adattarsi ai prodotti che vende, che si tratti di libri per bambini, fumetti, libri da cucina o altro (c’è persino una casa editrice dedicata solo a libri sulla costruzione di arco e frecce).

Così, a volte, tra uno scaffale e l’altro c’è spazio per qualche gioco, offerta di cibo, a volte delle vere e proprie cucine con tanto di cuoco che prepara da mangiare alla vista dei passanti. Come se il profumo del cibo garantisse sulla bontà dei libri pubblicati.

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Quello che non manca mai in ogni stand sono un tavolino e delle sedie dove espositore e eventuali clienti sono continuamente intenti in trattative o analisi di grafici, dati di vendita, percentuali. Le case editrici più grandi, quelle che possono permetterselo, organizzano dei veri e propri salotti: invece delle sedie un divano, il tavolino in legno invece che in metallo.

Ad osservarli sembra proprio un bel mestiere e non li si può che invidiare mentre sorseggiano una bevanda e portano a termine una transizione che garantirà alla loro casa editrice la pubblicazione di un giovane scrittore emergente che forse, un giorno, prenderà il Nobel.

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Abbiamo fatto un giro per lo spazio italiano allestito nella Halle numero 5. Gli editori italiani presenti sono poco più che 220 e sono disposti nei 274 metri quadri del Punto Italia organizzato dall’Associazione Italiana Editori (AIE).

Per la prima volta la presenza italiana è calata del 7 per cento rispetto all’anno precedente. La causa è sicuramente da imputarsi alla crisi economica. I dati rilasciati dall’AIE infatti parlano di un crollo delle vendite che si attesta intono al 6 per cento e in particolare, visto che ci troviamo a Francoforte, vale la pena sottolineare come in forte calo sia l’export e la vendita di diritti a case editrici straniere.

Ciò nonostante, l’Italia continua ad avere uno spazio di tutto rispetto e la gente non manca.

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Sono presenti tutte le case editrici più importanti. Lo spazio più grande se lo aggiudica la Mondadori, poi il gruppo RCS-Rizzoli. Insieme a loro Feltrinelli, Garzanti, Laterza, e molti altri. C’è anche la Sellerio di Montalbano, amatissimo qui in Germania. Poi, vicino al punto informazioni dell’Associazione Italiana Editori, tante piccole case editrici con una sorta di spazio collettivo.

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Ci sono anche molti editori a carattere religioso: libri su Gesù, il Papa, i Santi, la Madonna. La loro presenza rivela molto di più sulla cattolicità dell’Italia che non il numero dei fedeli che vanno in chiesa. E proprio la centralità della religione ritorna anche quando parliamo con gli addetti di Feltrinelli e Rizzoli.

Nel caso di Rizzoli uno dei titoli che più interessano al pubblico straniero è l’Inchiesta su Maria di Corrado Augias e Marco Vannini e il romanzo di Dacia Maraini su Chiara d’Assisi: Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza. Per quanto riguarda Feltrinelli invece ci dicono che uno dei libri italiani che più sono riusciti a vendere è Gli alberi hanno il tuo nome di Alessandro Mari: su San Francesco. Una guerra editoriale a colpi di santi, forse cercando di sfruttare l’onda lunga del nuovo Papa.

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Sempre l’attualità – non a sfondo religioso ma la tragedia dei morti di Lampedusa – sembra abbia favorito la vendita di diritti di un libro non ancora uscito nemmeno in Italia: Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella. In esso l’autore racconta la storia di Samia, un’atleta etiope che dopo aver corso le olimpiadi di Pechino è morta in uno dei barconi diretti verso le coste europee dall’Africa.

Per la saggistica grande successo ha ottenuto Il potere che frena di Massimo Cacciari pubblicato da Adelphi. Verrà tradotto e pubblicato anche in Brasile, Spagna, Inghilterra, Giappone.

Dalla Laterza ci dicono che vanno i classici italiani: Luciano Canfora e Alessandro Barbero. Non autori nuovi ma autori di catalogo. E con i titoli più vecchi sono tornati di moda anche temi che erano passati di moda. Se fino all’anno scorso infatti i problemi sociali e le analisi ad essi connessi sembravano appartenere al passato, quest’anno uno dei titoli più richiesti è La lotta di classe di Domenico Losurdo.

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La crisi si fa sentire e colpisce soprattutto l’Europa, dove le case editrici italiane riescono a vendere meno. Cresce l’est Europa e la Turchia. La Cina e Taiwan sono sempre molto curiosi, il loro mercato emergente è onnivoro e si interessa di tutto, anche se poi non sempre comprano i diritti.

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Francia e Germania sono i partner commerciali europei più quotati, ma il paese che tutti riconoscono come più attivo e interessato è senza ombra di dubbio il Brasile. Tutte le persone con cui parliamo ce lo nominano senza esitazione. È anche un paese, che sebbene attraversato da tensioni sociali, economicamente cresce e il posto di ospite d’onore alla Fiera di quest’anno non è certo un caso.

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