Berlino, il Nabucco di Giuseppe Verdi incanta la Deutsche Oper

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di Federico Di Pasqua

È proprio in occasione del bicentenario della nascita del compositore che il grande teatro tedesco porta in scena la terza e famosissima opera di Giuseppe Verdi, nella nuova produzione di Keith Warner: il Nabucco.

Valorizzato da una scenografia dal forte impatto realizzata da Tilo Steffens, il quale ambienta la rappresentazione in uno scenario ottocentesco, e dalla voce appassionata di Johan Reuter e di Anna Smirnova nei panni rispettivi del re Nabucodonosor e di sua figlia Abigaille, ruolo quest’ultimo interpretato mirabilmente dalla soprano russa, la quale riesce a essere all’altezza della partitura esigentissima composta da Verdi per questo personaggio, lo spettacolo registra nella sua prima replica del 15 settembre ancora una volta il tutto esaurito.

La celebre opera narra, sullo sfondo delle vicende di protagonisti intrisi di titanismo romantico, la tragedia del popolo ebraico schiacciato dalla schiavitù babilonese, che tuttavia impone la sua supremazia morale e civile sui potenti sudditi di Nabucodonosor, il quale nell’ultimo atto si prostrerà di fronte al Dio di Israele.

Eventi questi e atmosfere cari al fecondo clima risorgimentale, a quegli anni in cui Gianfranco Folena scrisse che, nella musica, Italia capta feros victores cepit, quando appunto il nostro paese, conquistato militarmente dall’Austria, già incantava i teatri e le regge dei vincitori.

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E ancora oggi, in questa grigia domenica berlinese, sono in tanti, in tantissimi, in fila sin da metà pomeriggio, o davanti all’ingresso del teatro in cerca di qualche ultimo biglietto, a salutare nelle lingue più diverse il capolavoro di Giuseppe Verdi, tutto il pubblico variopinto di questa città.

Ancor più grande e colorata poi è la folla in fila al botteghino, se si pensa alle vantaggiosissime riduzioni previste per i minori di trent’anni, i quali, previo l’acquisto di un abbonamento annuale accessibile a tutte le tasche, hanno accesso a tutti gli spettacoli della Deutsche Oper e della Philarmonie al prezzo fisso di 10 euro.

Queste e altre scelte politiche lungimiranti dimostrano ancora una volta, a chi non lo avesse capito, che Berlino non è soltanto Kreutzberg e Spätkauf e che oltre alla sua inimitabile vita notturna, la capitale tedesca sa offrire possibilità per tutti i gusti possibili.

Per noi giovani berlinesi venuti da lontano poi, per noi volti nuovi di questa grande città, il successo straordinario del compositore acquista un significato ancora maggiore sentendo in sala acclamare con un fragoroso e italianissimo “BRAVA” la grande soprano Smirnova o nel vedere tutto il teatro commosso sulle note del “Va pensiero”, intonato dal coro degli ebrei condotti schiavi a babilonia, unanime e internazionale sospiro verso la propria terra perduta.

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Ma l’omaggio della città ai nostri musicisti non si conclude a fine concerto. Anche la stazione della U-bahn infatti porta il ricordo Giuseppe Verdi, insieme a quello dei suoi colleghi tedeschi, russi, polacchi, italiani, i cui nomi sono scritti sulle pareti della metropolitana, che smista i passeggeri di ritorno dal teatro.

E questi, diretti verso gli angoli più diversi, che siano studenti spagnoli di Kreuzberg, attempate coppie tedesche alla volta di Charlottenburg, giovani artisti americani verso i loro atelier a Wedding, o ancora chiunque senta di chiamare propria questa strana grande città, portano tornando a casa il ricordo dell’opera del compositore italiano. Ciascuno nella lingua che preferisce.