Eterosessuale e attivista LGBT: dov’è la contraddizione?
di Maura Nardacci
Ok, il momento è giunto: ho deciso di urlare al mondo chi sono attraverso tutti i mezzi che ho a disposizione. Dirimerò ogni dubbio così, finalmente, potrò essere me stessa al 100%, poiché è arrivato il momento del mio coming out ufficiale. Ebbene si: io sono eterosessuale!
Mi piacciono gli uomini, anche se in linea di massima sono peggiori delle donne: sono più disordinati, meno sensibili, meno delicati, sono più volgari, più goliardici, spesso idioti totali e in linea di massima sono più sporchi e puzzano di più. Ok, magari ho avuto delle brutte esperienze io, non vorrei generalizzare… ma, nonostante tutto, proprio non posso fare a meno di voltarmi ogni volta che, passeggiando per Prenzlauer Berg, incrocio gli occhi azzurri e teutonici di uno stupendo berlinese (per poi, generalmente, scoprire con mio grande rammarico che dietro le spalle ha uno zaino porta-bimbo… e bimbo annesso!).
Non posso fare a meno di restare rapita guardando i lineamenti da mille e una notte dei ragazzi che affollano i mercati di Kreuzberg e, devo ammetterlo, ogni volta che me ne vado a pattinare in un parco circondata dagli sportivi tedeschi (evviva evviva, a torso nudo durante l’estate!) rischio puntualmente di distrarmi e travolgere chiunque.
Insomma, avete capito, sono eterosessuale con tutti gli ormoni che la mamma m’ha dato, i quali funzionano alla perfezione. Allora, mi domando, per quale motivo non faccio altro che sentirmi domandare se io sia lesbica, dove sia la mia ragazza e “tu quand’è che l’hai capito”?
Queste domande mi vengono in genere poste da membri della vasta e variegata comunità di stranieri residenti o dimoranti a Berlino: per i berlinesi, infatti, l’omosessualità è rara come un Currywurst e inusuale come una Schnitzel. Non è affatto un tabù ed è tutt’altro che raro passeggiare per la città e vedere due ragazze che si baciano o due ragazzi che si tengono per mano.
Lo stesso sindaco, Klaus Wowereit, è sposato con un uomo, ma non fa affatto notizia: ha riscosso molto più scalpore la mala gestione dell’annosa questione dell’aeroporto che le sue preferenze sessuali. Questa forma mentis idilliaca, alla faccia di Vladimir Putin, fatica ad entrare nelle menti dei tanti migranti che, magari anche lungi dall’essere infastiditi dagli omosessuali, intolleranti o, peggio, omofobici, trovano ancora strano che una ragazza eterosessuale porti i capelli corti, vada al gay pride, frequenti locali gay e sia un’attivista per i diritti LGBT.
In genere io cerco di spiegare la cosa dicendo che non è necessario essere omosessuali per difendere i diritti umani, poiché a mio parere i diritti LGBT non sono altro che diritti umani e come tali andrebbero trattati, difesi, protetti e garantiti. In fondo, quando ho sottoscritto la tessera del WWF nessuno si è sorpreso: questo nonostante io non sia un panda.
Tale spiegazione, però, non soddisfa tutti e in molti continuano a trovare strane le mie attività. Probabilmente se fossi vissuta negli Stati Uniti, durante gli anni ‘50, avrei partecipato al boicottaggio degli autobus a Montgomery al fianco di Rosa Parks, anche se bianca. Se fossi stata un uomo inglese avente diritto al voto avrei manifestato, agl’inizi del ‘900 con la mia bombetta e il mio fidato ombrello, al fianco di Emmeline Goulden Pankhurst e le suffragette che ha guidato con audacia per chiedere che venisse dato il diritto di voto alle donne.
Ognuno di noi ha una coscienza e ognuno sceglie le propri battaglie: ognuna delle quali legittima, giusta e sacrosanta. Una delle mie è la rivendicazione dei diritti LGBT, anche se le mie preferenze sessuali sono per l’altro sesso. Probabilmente i miei studi, i miei viaggi, la mia famiglia mi hanno influenzato al punto da diventare un’attivista: ma, a giudicare da quello che sta accadendo in Russia e in altre parti del mondo che, poiché lontane oppure poco interessanti da un punto di vista economico e geo-politico, non riscuotono interesse alcuno per i media europei, forse avremmo un po’ più bisogno di ragazze e ragazzi dai gusti sessuali difficilmente inquadrabili.