L’eterna lotta di Alexanderplatz tra grattacieli e architettura DDR
di Davide Rosa
Nel gennaio 1993 il Land di Berlino, assieme al Senatverwalutng für Stadtentwicklung und Umwelt, istituì un concorso di idee per la riqualificazione di Alexanderplatz, nucleo pimario del settore est di Mitte sin dal dopoguerra urbanisticamente irrisolto.
La proposta vincitrice fu quella del Prof. Hans Kollhoff, che prevedeva la chiusura della griglia strutturale della piazza ed uno sviluppo verticale dell’area attraverso la realizzazione di dieci grattacieli, giustificata dalla larga scala del tessuto infrastrutturale circostante.
L’elemento base del progetto, costituito da una tipologia che univa ad un basamento con corte una torre di 150 metri d’altezza, garantiva all’intervento un carattere di mediazione, proporzione e rapporto tra la nuova verticalità e le dimensioni degli edifici di Behrens preesistenti.
Sebbene il masterplan fosse in grado di unire ad una così radicale trasformazione il giusto dialogo con le diverse caratteristiche del contesto, il dibattito sul tema cambiò negli ultimi 20 anni più volte e repentinamente andamento.
I singoli cambiamenti architettonici susseguitisi dal ‘93 ad oggi, inoltre, levarono man mano forza ad una realizzabilità uniforme del piano, portando con sé sempre più aspre polemiche anche da parte dello stesso Kollhoff, profondamente sdegnato per la snaturalizzazione della sua idea ed ormai contrario alla realizzazione della cosiddetta “City-Ost”.
E proprio mentre le recenti dichiarazioni di Regula Lüscher, Senatsbaudirektorin di Berlino, davano come ormai improbabile ed economicamente sconveniente l’ipotesi di costruire verso l’alto ad Alexanderplatz, il gruppo americano di investitori Hines ha ribadito alla stampa tedesca di voler bandire in autunno un concorso a partecipazione ristretta per la realizzazione del primo grattacielo.
Paradossalmente, tra gli otto studi di architettura invitati compare anche quello del Prof. Hans Kollhoff, che ci ripensa e conferma di voler partecipare con una propria proposta. Ma la complessità del caso cresce se si valuta la faccenda sotto il punto di vista della stratificazione storica.
Una commissione di tecnici istituita la settimana scorsa, starebbe infatti valutando l’ipotesi di porre sotto un vincolo storico-culturale la maggior parte degli edifici che andrebbero abbattuti per portare avanti l’intero progetto.
Haus des Reisens, TLG-Bauten e Haus der Zeitung, opere rappresentative dell’architettura della DDR e per questo probabilmente da tutelare, potrebbero così porre fine ad una questione ventennale che appare ancora oggi come un ingombrante punto interrogativo.