Berlino, la polizia spara e uccide un uomo armato di coltello: polemiche [VIDEO]

Wikimedia Commons
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“Legittima difesa”. Così la polizia berlinese ha definito l’avventata azione di un proprio ufficiale, che ha sparato ad un uomo nel centro di Berlino, in pieno giorno. Venerdì 28 luglio, nella Fontana di Nettuno antistante il Rotes Rathaus, una persona in preda ad un raptus di follia ha attirato l’attenzione di diversi passanti, urlando, spogliandosi e inferendosi diverse ferite con un lungo coltello.

I poliziotti sono dapprima intervenuti per calmarlo. Quando l’uomo ha cominciato ad avvicinarsi minacciosamente ad uno degli agenti, però, quest’ultimo ha perso il controllo, esplodendo un colpo di pistola e colpendolo al petto da distanza ravvicinata. Dopo pochi istanti, l’uomo si è accasciato, come potete vedere in questo video, realizzato da un passante. È morto pochi minuti dopo, durante il trasporto in ospedale, dissanguato.

Della vittima si sa soltanto il nome, Manuel, e l’età, 31 anni. La sua morte ha scatenato grandi polemiche in tutta la città e sul web, dove molti hanno criticato l’azione della polizia. L’autopsia ha parzialmente alleggerito la gravità dell’azione della polizia: secondo i medici, infatti, l’uomo è morto per le ferite auto-inflitte (diversi tagli alle braccia e uno sul collo), non per la pallottola che gli ha perforato un polmone.

Alcune domande, tuttavia, rimangono senza risposta: perché gli agenti non hanno usato lo spray al pepe, oppure i manganelli? L’utilizzo di un’arma da fuoco, date le circostanze evidenti anche nel video, non appare assolutamente giustificato. “Ciò che non si vede nel filmato, è la prospettiva in prima persona da parte di un’ufficiale di polizia che dispone di una frazione di secondo per prendere una decisione, anche sulla propria vita”, ha ribattuto il senatore dell’Interno Frank Henkel (CDU). 

L’azione dell’agente verrà analizzata attraverso un’indagine interna, e sarà dibattuta nella prossima Sitzung des Innenausschusses des Abgeordnetenhauses. Intanto, si discute sull’opportunità di dotare gli agenti di taser – che infliggono una scarica elettrica in grado di contrarre i muscoli della vittima, immobilizzandolo – così come avviene negli Stati Uniti. Eppure, nel 2007 l’Onu ha equiparato questi strumenti a una forma di tortura.