«Edward Snowden è un berlinese»

© Flickr / PlayStar Rocker
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«Snowden è uno di noi». «Snowden è un berlinese». A Berlino, sabato scorso, diverse centinaia di persone sono scese in piazza per manifestare il loro disappunto verso le tecniche di spionaggio messe in atto dalle agenzie di intelligence statunitensi e tedesche negli ultimi anni.

Tanti i riferimenti a Edward Snowden, l’ex consulente informatico che ha rivelato al mondo i metodi di sorveglianza informativa della National Security Agency  (NSA), per cui lavorava, e che oggi vive bloccato in uno scalo aeroportuale a Mosca in attesa di uno stato che decida di accogliere la sua richiesta di asilo.

La dimostrazione, organizzata dal Partito Pirata, dai Verdi e dal Chaos Computer Club, ha percorso Oranienstraße, Kochstraße ed Ebertstraße, ed è terminata davanti alla Porta di Brandeburgo, dove transitavano in quel momento migliaia di turisti. Contemporaneamente, manifestazioni erano in atto in altre trenta città tedesche.

Tanti i cori e gli slogan rivolti direttamente al governo Merkel: secondo quanto rivelato dal Der Spiegel in settimana, infatti, la coalizione politica attualmente al governo avrebbe lavorato insieme alla NSA negli ultimi anni, condividendo tecniche, strumenti, conoscenze e, soprattutto, dati.

«Una relazione di complicità andata fuori controllo», l’ha definita Peer Steinbrück, il candidato Cancelliere per la SPD che ha attaccato duramente Angela Merkel e i suoi colleghi di governo. «Dobbiamo essere grati a Snowden per aver effettuato quelle rivelazioni, rendendo pubbliche le macchinazioni della NSA. Snowden ha dimostrato un grado di disobbedienza civile che ammiro».