Il calcio tedesco da Berlino sfida l’omofobia
Nel calcio, i vecchi pregiudizi sono duri a morire. La Germania, però, sta oggi cercando di cambiare le cose, almeno per quanto riguarda l’omosessualità, da sempre considerata un argomento tabù ad ogni livello dello sport professionistico.
Due settimane fa, membri della Lega Calcio tedesca (DFB) e rappresentanti delle squadre dei campionati professionistici nazionali si sono ritrovati a Berlino, dove hanno dichiarato battaglia all’omofobia sui campi di calcio.
Qui hanno sottoscritto la “Berliner Declaration”, un documento di 28 pagine che verrà spedito a 26mila club e associazioni calcistiche in tutto il Paese, nel tentativo di aprire un dialogo tra calciatori, allenatori, direttori sportivi e tifosi e di combattere vecchi pregiudizi.
“Ancora oggi quello dell’omofobia nel calcio è un grave problema”, spiega Torsten Siebert di Soccer Sound. “La Bundesliga, la massima serie tedesca, non è nuova ad episodi di razzismo rivolti ai gay; e il coming out è visto ancora come un passo troppo rischioso, i calciatori temono di rovinarsi la carriera”.
Come quello (anonimo) che rilasciò una celebre intervista al magazine Fluter, circa un anno fa, raccontando la sua esperienza di gay non dichiarato all’interno di una squadra di calcio della Bundesliga, e la lotta e le sofferenze per riuscire a celare da tutto e da tutti il suo orientamento sessuale.
L’opuscolo promosso dalla DFB provoca e fa riflettere, con domande come “Ma i gay non sono troppo fragili per giocare a calcio?” oppure “Ci saranno problemi in doccia?” cui seguono risposte serie, ma pungenti; la lega calcistica, intanto, ha mosso anche qualche altro passo: nella prossima Cristopher Street Day Parade di Colonia, infatti, sponsorizzerà un carro della sfilata.