Il viaggio musicale dei Saddìdandà: un folkjazz per l’Italia “lontana”
di Valerio Bassan
Ha una “kappa” nel nome, ma non fatevi ingannare dal suono tedesco: la Germania, per lei, è una conquista arrivata col tempo. Una di quelle che ti cambiano la vita per sempre, regalandoti gioia e ispirazione. Il nome è Kinzica, e deriva dal pisano medioevale, il cognome è Caterini. Le origini a metà tra Toscana e Sicilia, il cuore diviso tra l’Italia e Berlino, città in cui vive da sette anni.
Dalle cover band di Pontedera ai palchi della capitale tedesca (recentemente, Lido e SO36) c’è di mezzo una storia d’amore. Qui, nel 2010, Kinzica ha fondato i Saddìdandà, insieme a quattro strumentisti tedeschi. Il primo disco della band, inciso ai mitici Ufo Sound Studios, è stato dato alle stampe nel 2011. In occasione del suo prossimo concerto, chiamato significativamente “Valigie Pronte“, i Saddìdandà proporranno il loro folk-jazz con venature swing e bossa al pubblico del WABE di Danziger Strasse.
Abbiamo incontrato Kinzica per farci raccontare la sua esperienza, musicale e non.
Saddìdandà sembra uno scioglilingua. Che cosa significa?
Saddìdandà, scritto tutto attaccato per dare più musicalità al nome, significa “Si ha a dire di andare ? Andiamo?”. È la domanda che mi sono fatta, ovviamente in pisano, prima di partire per Berlino.
Come hai deciso di trasferirti a Berlino? la motivazione era artistica oppure di altro genere?
Sembrerà banale di questi tempi, ma io mi sono trasferita a Berlino perché ho seguito un berlinese. In seguito ci sono rimasta anche perché la città mi ha completamente stregata e mi ha aperto gli occhi su molte cose, oltre che influenzarmi moltissimo musicalmente.
Come valuti la scena musicale di Berlino in termini di opportunità? Che cosa manca?
La scena musicale berlinese non ha confini, non manca nulla. Ce n’è per tutti i gusti. Ed è decisamente internazionale. Per questo innumerevoli artisti di fama mondiale che sono stati autori di pietre miliari della storia della musica, hanno trascorso il loro tempo nella capitale tedesca.La musica a Berlino ha un “odore” che viene dalle strade, dalla u-bahn, dai cafè, dai locali jazz, dai club, o semplicemente dalle finestre di alcuni appartamenti, dalle quali quando meno te lo aspetti, esce un suono di violino o di trombone. Quindi le ispirazioni non mancano , come anche le opportunità. Ci si deve solo adattare. Si può “fare musica” ovunque. Per esempio improvvisare un set acustico al mercato delle pulci o al parco la domenica pomeriggio. Basta volerlo. Anche perché a Berlino non arriva il vigile di pattuglia che ti caccia dopo solo una canzone, come invece avverrebbe in Italia.
A livello musicale, cosa ispira le tue canzoni? C’è ancora un po’ d’Italia dentro?
Nelle mie canzoni c’è molta Italia. Però si tratta di una “Lontana Italia” (dal titolo di una mia canzone), l’Italia di una volta, quella di cui si può avere nostalgia. Un’Italia vista da “lontano”, insomma. Ho iniziato a scrivere canzoni in italiano, in Germania. Probabilmente mi ispira il fatto di essere distante dal mio paese d’origine. Musicalmente sono molto eterogenea, ma lo swing e la bossa sono la mia fonte principale d’ispirazione.
Com’è la risposta del pubblico tedesco ad una musica così “italiana”? C’è un interesse verso la musica del nostro paese?
I tedeschi hanno sempre amato la musica italiana, l’hanno sempre avuta nelle orecchie durante le loro vacanze nella “bella Italia”. C’è sempre stato quindi un forte interesse per la cultura e per la lingua italiana, soprattutto in una città come Berlino, dove negli ultimi anni sono arrivati sempre più italiani.
Hai le valigie pronte. Qual è la prossima tappa?
Si, le valigie sono sempre pronte a partire e ad accompagnare ogni viaggiatore. Ma le valigie dei Saddìdandà non sono i minimalistici trolley, che appartengono alla generazione Easyjet, dove entra giusto un pigiama, lo spazzolino da denti e un paio di scarpe, per passare da una città europea all’altra nell’arco di una settimana. Le nostre valigie sono quelle vecchie dei nonni, i bauli, dove si può mettere dentro una vita intera da portarsi dietro, ovunque si vada, preferibilmente con un treno regionale, senza aver paura che pesi troppo. E non importa qual è la meta, quello che conta è andare.
I Saddindandà sono:
Kinzica Caterini – voce
Ferdinand von Seebach – piano/ trombone
Erich Gramshammer – chitarra
Tom Baumann – drums
Andreas Henze – contrabbasso
Una buona intervista ad una brava cantautrice. Ottima la band. L’autore dell’articolo ha reso in sintesi e con efficacia il “viaggio” di Kinzica.
Brava. Bell’intervista. C’è dentro il sound dei saddiddandà
complimenti alla band e alla bella e bravissima frontgirl!
Dite che è una bella intervista?!?Per me lo è solo a metà perchè questa inutile esterofilia da artistoide che si legge è del tutto inutile o sterile!Vi leggo solo vanità.Mi riferisco a quando la cantate suddetta dice che in Italia appena un artista di strada o cantante incomincia il suo spettacolo viene immediatamente interrotto. Certo a “casa nostra” le cose non sono facili in questo senso,ma a Bari,città nella quale vivo tutti gli artisti di strada quando hanno i loro soliti problemi con la Municipale,li hanno sempre dopo almeno una mezz’ora abbondante dall’inizio dello spettacolo,spesso nessun problema.
Per quanto riguarda la critica alla generazione di “E.t” (e stendiamo un velo pietoso alla “involontaria” pubblicità della compagnia aerea),beata lei che può viaggiare con mezzi meno economici…..ma poi ditemi,ma quanti sono tutti questi ricconi che saltano ogni settimana da una capitale all’altra.Ora che ci penso ,è solo una banalissima intervista che non dice niente di interessante.
Grazie,
Franz,
uno che a Berlino ci andava quando c’era il fantomatico muro.
A volte la vita inaridisce e rende polemici. Così si legge tutto in negativo e si spara retorica.