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Berlino verso l’IBA 2020: il sogno di un’urbanità migliore

© pardonreeds/Flickr
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di Davide Rosa

La necessità di una terza IBA a Berlino è ormai un dato di fatto. Il continuo incremento della popolazione, che secondo le previsioni dovrebbe costantemente aumentare del 7% arrivando a toccare i 3.750.000 abitanti nel 2030, spinge le amministrazioni ed il Senat für Stadtentwicklung und Umwelt ad alcune riflessioni sulla pianificazione e sull’edificazione critica della città.

L’evidente magnetismo della capitale e la sua crescita, esercitano una forte pressione sulle dinamiche di sviluppo dei quartieri più centrali, che inevitabilmente si ripercuote sull’esigenza abitativa. L’attrazione di nuovi investimenti e capitali nell’ultimo decennio, ha portato ad un’edificazione rapida ma talvolta qualitativamente poco attenta o lesiva delle caratteristiche della città.

Di questa pressione si vuole fare il carburante per uno strumento urbanistico forte come l’IBA, già ben noto a Berlino da più di cinquant’anni. Intesa oggi come piattaforma aperta per il confronto e la proposta di nuove soluzioni, l’IBA diede vita nel 1957 al quartiere modernista Hansa Viertel e consentì nel 1984 la costruzione di ben 350 nuovi edifici e la restrutturazione più imponente del patrimonio architettonico danneggiato nella seconda guerra mondiale.

La nuova Internationale Bauaustellung prevista per il 2020, già oggetto di una serie di conferenze di carattere pubblico, avrà come motto “Draußenstadt wird Drinnenstadt“. L’attenzione è infatti rivolta sia alle aree esterne non ancora edificate della città, che alle tante zone interne più o meno consolidate e non ancora del tutto opportunamente inserite nelle diverse reti urbane.

La scommessa è tutt’altro che semplice: costruire nuovi quartieri riallacciando parti periferiche di città dalle destinazioni d’uso diverse, ridistribuire consistenti bacini di utenza, mirare ad opere di carattere estremamente multifunzionale e, cosa fondamentale, indirizzarle ad una popolazione eterogenea ed appartenente ad ogni ceto. Della parola “pluralità” se ne fa una bandiera.

Ma per quanto le ipotesi progettuali possano influenzare modelli abitativi, flussi economici e sociali, in che percentuale tutto ciò è concretamente pianificabile ex novo? Quanta distanza c’è tra la progettazione ad ampia – in questo caso amplissima – scala e la dimensione umana che dovrebbe essere propria del costruito?

L’impresa è ardua. Certo è che, a giudicare dalla mole di lavoro che l’IBA 2020 si propone di affrontare, assisteremo ad una consistente espansione della metropoli, alla nascita di una vera e propria “Nuova Berlino”.

Per ricevere la Newsletter e gli inviti ai dibattiti sull’IBA 2020: http://www.stadtentwicklung.berlin.de/staedtebau/baukultur/iba/verteiler/anmeldung.php

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2 Commenti

  1. Fantastico, qui si pensa allo sviluppo e al futuro, a differenza dell’Italia purtroppo…

  2. Fantastico veramente!!!
    Speriamo anche che sia un opportunità per i giovani da tutto il mondo, e non solo per i soliti…

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