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I “bambini del Muro”, pochi e a rischio criminalità

© Barbara Müller-Walter / CC BY-ND 2.0
© Barbara Müller-Walter / CC BY-ND 2.0

Uno studio condotto da Olivier Marie e Arnaud Chevalier, presentato la scorsa settimana alla Royal Economic Society (RES), ha mostrato una particolare tendenza riguardante i bambini nati subito dopo la caduta del Muro di Berlino: i “Children of the Wall”, venuti al mondo tra il 1991 ed il 1993, hanno molte più probabilità di chiunque altro in Germania di diventare dei criminali.

Prima di capire il perché, è necessario analizzare la contingenza storica del tempo. La fine del sistema comunista della Germania dell’Est e l’ingente processo di riunificazione iniziato dopo il novembre 1989 crearono un’enorme incertezza negli “Ossis”, portando molte donne a decidere di rimandare un’eventuale gravidanza, nell’attesa di capire cosa stesse succedendo nel Paese.

Per questa ragione, il tasso di natalità calò della metà nel corso dei tre anni successivi a quella stagione di grandi sconvolgimenti politici. Tendenzialmente, un piccolo gruppo di individui (come in questo caso particolare) tende a “produrre del bene” più di un grande gruppo. Questo, in effetti, è ciò che si aspettava dallo studio: che i bambini nati in quegli anni avessero dati risultati migliori della media. Invece, è emerso che quei ragazzini – oggi più o meno ventenni – abbiano il 50% di probabilità in più di commettere reati. 

Il fattore scatenante, come spesso accade in questi casi, sono i genitori. La grande differenza è proprio quella tra le donne che hanno deciso di avere figli in quel preciso momento storico e quelle, più istruite e in migliori posizioni economico-sociali, che hanno rimandato per preoccuparsi dello stravolgimento della Germania.

© Raphaël Thiémard / CC BY-SA 2.0
© Raphaël Thiémard / CC BY-SA 2.0

Le prime, molto giovani, con una cattiva istruzione e con meno probabilità di essere buoni genitori, sono definite come “risk-taking parents”: “I genitori che assumono rischi crescono figli che assumono rischi – ha dichiarato Olivier Marie – “E non è questo il caso di “rischi buoni” come quelli finanziari, che diventano poi rischi imprenditoriali, ma piuttosto “rischi cattivi” come guidare da ubriachi o correre rischi per la salute“.

La teoria, insomma, sembra piuttosto semplice: i pochi bambini nati nei primissimi anni ’90 sono frutto di genitori giovani, poveri, con poche possibilità, scarsa istruzione e poco raccomandabili. I figli tendono a seguire il modello genitoriale, prendendo decisioni sbagliate, vivendo in un ambiente rischioso e finendo per commettere reati.

“Queste informazioni potrebbero essere utili per informare la politica sociale su chi potrebbe avere bisogno di un sostegno precoce, in particolare durante i primi anni di vita – continua Marie – I bambini sono malleabili ed è possibile cambiarne il comportamento rischioso se si agisce in tempo”.

Una scoperta sempre utile e attuale, ma chi si occuperà dei “Children of the Wall” ormai ventenni?

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