Arte e Cultura

Naturalia et Mirabilia, un italiano in mostra al Robert Koch Institut

Naturalia et Mirabilia Bodo Gaston Boehm Robert Koch Institut Berlin
Naturalia et Mirabilia

di Oriana Poeta

A Bodo (Venezia, 1980) non piace molto parlare di sé, né descrivere il suo lavoro, i suoi dipinti. Diplomato all’Accademia delle Belle Arti a Venezia, ha deciso dal 2009 di vivere a metà fra la sua città natale e Berlino. Italo-austriaco di nascita (mamma italiana e papà austriaco), non riscontra affatto difficoltà linguistiche o culturali. Ama spacciarsi per italiano in Germania e per tedesco in Italia.

A Berlino racconta di aver trovato la sua tranquillità, il luogo per esprimersi, ma rimpiange i colori italiani. Ha bisogno, soprattutto, di luce. Preferisce gli inverni italiani a quelli tedeschi (come dargli torto), trascorrendo, con immenso piacere, i mesi primaverili ed estivi lungo la Sprea.

L’USO DELLA LUCE. La luce è parte integrante dei suoi lavori, specialmente, dei suoi ultimi dipinti che hanno dato vita a “Naturalia et Mirabilia”, sua ultima fatica. Al Robert Koch Institut di Berlino i suoi dipinti sono esposti nella zona, forse, più luminosa di tutto l’istituto: una sorta di corridoio di vetro, che fa da ponte a due parti dell’edificio. La prima impressione che si ha camminando su questo ponte, e osservando i suoi dipinti, è la forte presenza del bianco.

Il bianco: una sorta di luce che fa da sfondo, o che emerge nella parte superiore del dipinto, come a voler illuminare l’intero soggetto rappresentato. Pennellate leggere, invadenti di bianco, sono le protagoniste di paesaggi malinconici e riflessivi che sembrano frantumarsi richiedendo vita.

Bodo Gaston Boehm - Robert Koch Institut Berlin (1)

L’ASSENZA DEI COLORI. Luoghi che sembrano nascere dalla fantasia di Bodo, ma che irrimediabilmente riportano alla mente immagini già sognate, viste, vissute. È il caso di buchi neri, colorati in toni violacei, o paesaggi scuri rimembranti territori vulcanici, ricchi di lava incandescente. A colorare con toni ocra ci sono solo i deserti. I colori della sabbia, delle dune sono  molto più accesi, solari. Colori che vengono scelti dall’artista solo per paesaggi isolati, non vissuti o abbandonati.

È la dura legge del contrappasso ad imporsi: colore e presenza del pittore nei meandri della terra più abbandonati, meno vissuti; assenza di colori, buio e distacco del pittore in quei paesaggi che si stanno moltiplicando, che stanno imponendo la loro forte e tetra presenza.

PAESAGGI CHE SOFFRONO. Cieli azzurri sono, ovviamente, assenti tanto quanto il blu dell’oceano. Onde marroni di fango, di materiali putrefatti sembrano riprender vita. Onde, forse di lava, sembrano ribellarsi al loro destino uscendo fuori dal dipinto, gridando la loro forza, determinazione. La richiesta sembra essere quella di voler resuscitare. Paesaggi questi che sembrano soffrire, lottare.

Remains ricorda, invece, quel fango bianco, ricco di minerali, lasciato a riposo sulla nostra pelle. Un fango che regala benessere, bellezza, ma che col tempo si frantuma. Pezzi di un mosaico bianco che hanno donato vita e bellezza per poi morire spezzati, sciolti nuovamente nell’acqua. Questa la metafora dell’artista: una natura che dona bellezza, che concede momenti indimenticabili per poi essere distrutta, dimenticata senza alcun turbamento.

Naturalia et Mirabilia di Bodo Gaston Böhm,
Sino al 10 gennaio 2013, dal lunedì al venerdì (dalle ore 10 alle 17)
Robert Koch Institut, Nordufer 20 (S-Bahm Westhafen)

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