La Germania abbassa le tasse e chiude i conti pubblici 2012 in attivo
di Stefano Casertano
(pubblicato sul blog di Radio Berlino)
Per la prima volta dall’inizio della crisi europea, i conti pubblici tedeschi chiudono l’anno in positivo. Il 2012 ha fatto segnare un “utile” per le casse statali di 2,2 miliardi di euro – pari allo 0,1% del bilancio pubblico.
L’aspetto interessante di questo dato è che sia stato raggiunto con una diminuzione delle tasse, apportata dal governo socialdemocratico di Gerhard Schroeder nel 2004, quando l’aliquota minima è passata dal 19,9 al 16%, e quella massima dal 48,5 al 45%. In Italia, nonostante l’aumento del carico fiscale, il raggiungimento del pareggio di bilancio è ancora obbiettivo incerto.
La Germania, certamente, sta pagando lo scotto di una maggiore polarizzazione dei redditi; ma ciò ha consentito anche una minore disoccupazione, che all’ottobre 2012 aveva raggiunto il dato economicamente spaventoso del 5,4%.Per me tutti questi dati sono “spaventosi” per un motivo evidente: segnalano, senza alcuna possibilità di dubbio, che c’è troppo squilibrio.
È chiaro che le riforme del 2004, non coordinate con il resto dell’area euro, hanno sconquassato gli equilibri dell’unione. Si veda quest’immagine:
Tecnicamente un bilancio pubblico non deve mai essere in attivo, perchè questo significa che lo Stato ha drenato soldi dal mercato che restano così inutilizzati. Keynes con la sua proposta del 1942 a Bretton Wood di immettere liquidità nel mercato in effetti inventa il “Project Financing”, vale a dire quella tecnica di concedere liquidità a quegli investimenti che poi creano “ricchezza reale”. Finora la BCE ha solo creato ricchezza finanziaria concedendo ben 700 miliardi di Euro alle banche per comprare titoli pubblici: una bestialità inaudita.
Non pretendo un articolo di Paul Krugman, ma almeno evitate di dire fesserie infarcite di stereotipi antitedeschi. Questa è una spiegazione grossolana di un problema complesso, su cui tra l’altro non tutti gli studiosi hanno la stessa opinone. Ridurla ad un grafico e a due idee di economia politica mal digerite, mi sembra veramente il colmo.