Bonjour Tristesse, Siza Vieira e la storia di un graffito diventato un’icona
di Davide Rosa
È il 1984, a Berlino Ovest ha luogo uno dei fenomeni di maggiore rilevanza in ambito architettonico ed urbanistico avvenuti sino ad oggi: la mostra internazionale dell’edilizia, meglio conosciuta come IBA. Indetta nel 1979 dal Landesregierung berlinese, l’Internationale Bauausstellung ha come scopo sia il recupero del patrimonio post-bellico che la realizzazione di nuove opere. È indispensabile far fronte alle necessità abitative del momento, risanare il tessuto urbano con nuovi interventi, restituire alla città un’identità che ha ormai smarrito tra gli eventi storici. Sotto la direzione di Joseph Paul Kleihues e Hardt Waltherr Hämer l’iniziativa vede una lunga lista di architetti d’eccellenza – alcuni ancora esordienti – costruire 2500 residenze per un totale di 350 nuovi edifici. Uno tra questi porta la firma del portoghese Álvaro Siza Vieira, al suo primo incarico all’estero.
Il palazzo atipico di Siza Vieira
Il condominio sorge su un lotto angolare della Schlesiche Straße, in un’area a pochissimi passi dal muro, in una Kreuzberg che fa i conti con le problematiche di un quartiere inaspettatamente ritrovatosi ad un margine geografico, politico e sociale.
Siza si fa carico della difficoltà del contesto in cui opera, progettando un oggetto dalle caratteristiche atipiche che spicca tra gli altri pur non costituendo un forte elemento di contrasto. Disegna un gioco di forme non consueto in grado di attirare l’attenzione del passante, non eccedendo però in nessuna delle sue scelte compositive.
La facciata segue una linea dolcemente ondulata, che svuota l’angolo retto costituito dall’incrocio tra le due strade. Le finestre rettangolari così standard, non sembrano dover rispondere al rigore di un allineamento rigido e bidimensionale. Non sembrano neanche disposte serialmente lungo la curva del palazzo.
Da “bonjour tristesse” a “bitte leben”
Il terrazzo di copertura ha un coronamento rialzato che presenta un’unica bucatura a forma di occhio rivolta verso Berlino Est attorno alla quale qualcuno – forse un inquilino dello stabile – ha scritto “Bonjour Tristesse”. Due parole che arriveranno a noi come testimonianza emblematica di quel momento storico ancora così vicino.
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Lo stesso luogo vive un presente assai diverso. Oggi è un movimentato crocevia metropolitano di un quartiere fervido e centrale che difende quel po’ di superficie non ancora edificata. Il muro oltre la Sprea è un’attrazione turistica. Da qualche mese sull’opera di Siza c’è un nuovo gigantesco graffito rosso: “Bitte Leben”.
Che sia intesa come un imperativo o come un invito, la scritta fa comunque riflettere sulla rapidità del cambiamento propria di Berlino, sugli stravolgimenti che ha visto susseguirsi nel passato ma soprattutto sulle esigenze conseguenti al previsto incremento del 7% della popolazione entro i prissimi vent’anni.
Sebbene con nuove motivazioni e scenari di crescita, sarebbe lecito iniziare a interrogarsi sull’importanza di un nuovo modello di pianificazione critica come l’IBA del 1984.
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Si sta già parlando di una nuova IBA entro il 2020. Vediamo cosa succederà. Ma è certo auspicabile, visto anche il continuo aumento della popolazione berlinese.
sempre spunti interessanti il Mitte, peccato che sta volta il titolo furbetto promette la storia di un graffito e invece racconta quella dell’edificio…