CYBERlin – Perché la differenza tra Web App e App native è così importante…

… anche per chi non ne ha mai sentito parlare.

Face Off, di John Woo

Il padre del Web Tim Berners Lee arriva a Berlino e invita tutti a creare solo Web App. Ma il mercato del Mobile va da un’altra parte. Che fare? Ho chiesto ad Arianna Bassoli e Alessandro Contini perché abbiano scelto rispettivamente una Web App e una App nativa per le loro neonate creature digitali. Le loro risposte dimostrano quanto la questione sia cruciale. Intanto, ci sono già framework che vogliono mettere tutti d’accordo…

Glossario minino:
Una Web App per Mobile è accessibile da ogni telefono o altro supporto via browser.
Una App nativa comunica in modo preferenziale con l’hardware e ha bisogno di specifiche condizioni (e telefoni) per funzionare.

Quando Tim Berners Lee è venuto a Berlino, almeno 20 minuti del suo discorso sono stati dedicati alla nuova era delle Applicazioni, alle Web App e al “pericolo delle App native”.
Sì, pericolo. Come aveva già dichiarato in diverse interviste, Lee considera un bug nella libertà della Rete il fatto che le App native non abbiano un’accessibilità universale via URL (cioè digitando semplicemente un indirizzo web):

“…le Applicazioni per gli smartphone non sono presenti sul Web, così, qualsiasi informazione si metta in tali App va persa perché non fa parte del Web. Non è possibile ricollegarsi ad esse, non se ne può discutere, non è possibile metterci un “mi piace”, non è possibile metterle su Twitter, non è possibile essere in accordo o disaccordo con esse.”

E, continua, Lee, proprio per questo gli sviluppatori dovrebbero chiedersi:

E se invece io creassi una Web App? Perché se creassi una Web App, questa potrebbe funzionare su un sacco di telefoni diversi, tanto per cominciare, perché tutti gli smartphone hanno all’interno un browser Web, e tale App potrebbe funzionare anche su un sacco di Tablet diversi, e poi sui computer portatili, perché è standard. Sarebbe parte di una comunicazione pubblica, parte di un registro pubblico, la gente potrebbe commentarla e metterla su Twitter…Ritengo sia importante sottolineare che le Web App sono la strada da percorrere.” (dall’intervista a Berners Lee di R. Luna su Che Futuro)

Cosa ne pensano due creatori di applicazioni?

Istintivamente e personalmente ho preso l’appello di Lee molto seriamente. Ma non ho ancora focalizzato bene la questione. Il primo passo per farlo, e possiamo farlo insieme, è chiedere l’opinione a chi una App l’ha creata. Hands-on is the best solution. Qua a Berlino mi sono quindi rivolto ad Arianna Bassoli ed Alessandro Contini. Ho chiesto a loro perché, per le loro creature, hanno scelto rispettivamente una Web App e una App nativa. Ecco le loro risposte:

Arianna Bassoli, Frestyl , anche su Web App:
Abbiamo scelto il mobile Web per raggiungere un numero più alto di persone/dispositivi. La prima versione della parte Web di frestyl non avrà funzionalità troppo complicate per cui non è necessario fare un’Applicazione nativa. La funzionalità principale sarà quella del “deal redemption” quando gli utenti sono all’interno dei locali, e vogliamo che più gente possibile sia in grado di poter fare questa “operazione”. Sono un po’ preoccupata dal fatto che la gente è più abituata ad usare App native che mobile Web Apps, ma vedremo come va al lancio, abbiamo comunque in programma di fare anche una semplice App iOS. Non ho un forte “bias” nei confronti delle mobile Web Apps, so solo che ci vuole molto tempo a sviluppare App native per cui, di nuovo, se si vuole raggiungere un numero alto di dispositivi/persone (nel nostro caso la concentrazione geografica è molto importante!) è forse preferibile affidarsi alla flessibilità del Web.

Alessandro Contini, Cloudsynth, App nativa
Native o non native quindi? Parliamo di Applicazioni iOS, argomento quanto mai caldo nei vari meetup e hackathon che imperversano per la città (sì, ancora Berlino). All’ultimo Audio Hack Day abbiamo presentato (e vinto il primo premio) con una App nativa, Cloudsynth, un synth/sampler che permette di sfruttare i contenuti audio caricati su Soundcloud come base per costruire il proprio strumento. Per esser precisi si tratta di un ibrido, engine audio sviluppato in PureData integrato in Objective-c grazie a libPD. Forse arabo per molti, ma è solo per dire che di possibilità ne avremmo avute molte altre, anche preferenziali forse, ma abbiamo optato per una App nativa, soprattutto per una questione di performance e stabilità. È infatti su questi due punti cardine che a mio avviso vi è il maggior scarto con App sviluppate in altri linguaggi. Cito sempre ad esempio l’Applicazione di Facebook, 87000 recensioni sullo store, il 90% con il minimo della valutazione, fino al penultimo aggiornamento sviluppata in HTML5 ora finalmente nativa per la gioia di tutti gli utenti iOS! Non vuole essere un discorso di parte (sto lavorando molto all’HTML5 per mobile), ma se lo scopo è sviluppare Applicazioni iOS complesse che siano anche realmente performanti, allora go native!

Una questione aperta…

Quindi? Si può dire che una App meno esigente può essere Web App, mentre qualcosa di più sofisticato ha bisogno di una App nativa? Le native offriranno sempre una user experience talmente migliore che non basta la crociata di Tim Berners Lee a cambiare le cose? L’HTML5 è senza Appello il disastro che Mr Facebook Zuckerberg ha sentenziato essere qualche mese fa?

E, ancora, è così dicotomica la differenza? Per alcuni sì. Altri, una minoranza, pensano già a comr trovare un modo per mettere in collegamento i due mondi introducendo un framework open source come PhoneGap o come Titanium e Jquery mobile.

Prospettive di valore… ecco perché cercherò di tornare su questo argomento. Intanto chiedo anche a voi cosa ne pensate: Web App o native? La rete è piena di gente che lavora ogni giorno attorno a questa scelta, fatevi sentire…

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