Dall’Italia al Sudafrica: il Muro al di là di Berlino
di Valerio Bassan
Un muro, per definizione, dovrebbe essere statico. Quello di Berlino, un tempo così invalicabile ed imponente, ha viaggiato in lungo e in largo per il mondo. Infatti, durante e dopo il periodo del suo smantellamento (durato diversi mesi), quello che restava della “Barriera di protezione antifascista” della DDR uscì spesso e volentieri dai confini tedeschi, al punto che oggi se ne trovano resti in più di ottanta luoghi diversi. Quasi una sorta di contrappasso dantesco per quello che rappresentò, per quasi quarant’anni, la più grande minaccia architettonica alla libertà personale mai costruita nel mondo occidentale.
C’è una sola città italiana che ospita oggi alcuni frammenti originali del Muro: si tratta di Spilamberto, comune di 12.000 abitanti situato in provincia di Modena. A regalarli alla città è stato Carlo Accorsi, giovane emigrante, che si è fatto carico personalmente delle spese relative al trasporto dalla Germania all’Italia. Dal 2009, in occasione del ventennale della Caduta, i sette pezzi del Muro – ognuno è alto 360 centimetri, largo 120 e pesa quasi tre tonnellate – sono stati collocati all’interno del parco dell’antica Rocca Rangoni, dove “risiedono” ancora oggi.
Anche in Vaticano si può ammirare un pezzo di Muro. È situato all’interno dei Giardini Vaticani, e venne donato allo stato del Papa da Marco Piccinini, che nel ’94 acquistò il prezioso reperto ad un’asta tenutasi a Montecarlo. La sezione in questione faceva parte del tratto di Muro che attraversava Waldemarstraße, a Kreuzberg, oggi il quartiere turco di Berlino. Sul cemento è raffigurato un dipinto di Yadegar Asisi, artista austriaco famoso per i suoi planimetri (l’ultimo, guarda caso, fa viaggiare lo spettatore in una Berlino divisa in due dal Muro).
Gli Stati Uniti d’America sono senza dubbio la nazione che ne vanta il maggior numero: dalla California all’Ohio, dal Texas alla Georgia, dal Massachusetts alla Florida, qui quasi ogni stato ne ha uno. La più grande sezione del Muro al di fuori dei confini tedeschi è conservata al Newseum di Washington. Ad Eureka Spring, in Arkansas, un resto della barriera che divise la capitale tedesca riporta la poetica scritta “Und geht es auch durchs dunkle Tal, Ich habe keine angst” (Benché cammini nella valle oscura, non ho paura), opera di un berlinese dell’Est durante gli anni ’80.
Fuori dal Westminster College del Missouri, dove Winston Churchill tenne il suo celebre discorso sulla Cortina di Ferro, dal 1990 giace un pezzo di Muro. Ma ce ne sono frammenti anche in Francia, Portogallo (fuori dal Santuario di Fatima), Danimarca, Inghilterra, Lussemburgo, Polonia, Belgio, Israele, Lettonia, Ungheria, Spagna e Bulgaria. E in Argentina, a Buenos Aires. A Montreal, in Canada, due sezioni del muro sono ospitate all’interno di un centro commerciale.
L’unico frammento conservato in Africa si trova lungo la St. George’s Mall, a Cape Town, in Sud Africa. In Asia si possono trovare sezioni del Muro in Bangladesh, Singapore, Seul, Taiwan. La sola città dell’Oceania ad averne una è Canberra, la capitale dell’Australia. Per concludere, una curiosità: otto pezzi di Muro riportanti il logo di una seminale band punk di Toronto – i Bunchofuckingoofs – si trovano attualmente in una località sconosciuta. Erano stati venduti all’asta da Sotheby’s, nel 2007. Ma l’identità dell’acquirente e la loro collocazione odierna non sono mai stati rivelati.
Grazie per l’articolo. Sono stato oggi a Spilamberto per rivedere qualche pezzo del Muro.
In Belgio a Bruxelles c’è un piccolo frammento di muro all’interno di Little Europe, davanti al celebre Atomium. Articolo interessante, complimenti!