Interviste

Pertini, Balotelli, Berlino e l’arte: intervista al collettivo italiano “La pizzeria”

di Valerio Bassan

Difficilmente, durante la vostra permanenza berlinese, vi spingerete fino a Neumagener Straße, nella remota Weißensee. Del resto, non ce n’è motivo, a meno che non possediate contemporaneamente un’indole da piccoli Indiana Jones ed una particolare attrazione per l’architettura industriale del primo novecento. Eppure, se lo faceste, scoprireste un piccolo mondo: quello della Kreativstadt Weißensee, complesso di edifici dove dal 2005 ha sede la European Creative City, un hub creativo che ospita oltre 350 artisti provenienti da ogni parte del mondo.

È proprio qui che, dal 2010, ha trovato casa La Pizzeria, una factory nata nell’involucro di un vecchio garage berlinese. Davanti all’ingresso ci sono un divano a dondolo, un tavolo, un piccolo gazebo. Sul grande portone, il personaggio di un fumetto ci accoglie sorridendo. Lo stesso coinvolgente sorriso che si ritrova sui volti di Fabio Lafauci, Daniele Sigalot e Dario Capodiferro, le tre anime artistiche del progetto. “Non lavoriamo a sei mani, lavoriamo a tre teste”, spiega Daniele, che con Fabio ha lavorato fianco a fianco per sei anni in una grande agenzia pubblicitaria, Saatchi&Saatchi, prima a Milano, poi a Londra.

Fino al 2005 quando, a 26 e 27 anni, decisero di mollare tutto per dare sfogo alle proprie passioni. L’arte e Berlino erano due tentazioni troppo grandi. Subito nacque Blue and Joy, un fumetto (diventato libro, ed in seguito il loro moniker ufficiale) con protagonisti due pupazzi: uno sempre triste, l’altro sempre allegro, almeno in apparenza. “A loro”, spiegano, “abbiamo delegato l’arduo compito di inseguire i sogni senza mai raggiungerli, ma non per questo smettendo di inseguirli”. A Berlino è arrivato anche Dario, per quindici anni idraulico di professione. Anche per lui la vita è cambiata radicalmente: “Quando Dan e Fabio mi hanno chiesto di seguirli, non ci ho pensato due volte”, racconta.

Il Mitte li ha incontrati tutti e tre, a pochi giorni dalle loro prime due mostre berlinesi: la prima, “The superficial essence of a deep appearance”, si terrà il prossimo 1 dicembre alla Urban Spree Gallery di Friedrichshain; la seconda, “The uncomfortable awakenings of a serial dreamer“, sarà invece il 4 alla Kunsthalle del Platoon, a Prenzlauer Berg. Per lanciarle hanno creato un divertentissimo video, visibile sulla loro pagina Facebook. Sono sempre loro ad aver realizzato un mosaico raffigurante l’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini, qualche mese fa.

Come è nata Blue and Joy?

Daniele: Mentre lavoravamo a Londra, per sfogare la frustrazione comune a qualsiasi creativo impegnato nel campo della pubblicità, e per non farci venire i brufoli, abbiamo cominciato a produrre cose più artistiche, al di fuori dell’orario d’ufficio. Finché, ad un certo punto, non riuscivamo più a gestire entrambi i lavori, quello noioso e ben pagato e quello extra, non pagato. Allora abbiamo saggiamente scelto di lasciare quello ben pagato per salire a bordo di questa barca senza vela, senza remi e senza motore…

Fabio: Forse era meglio farci venire i brufoli! (ride)

Dai, non vi vedo così deperiti… e questo spazio è molto grande, in una zona tranquilla e adatta per creare senza disturbare né essere disturbati.

Dario: Era proprio abbandonato, ci è voluto un mesetto tondo tondo per ripulire ‘sto posto. Riverniciavamo di giorno e la sera lo trovavamo scrostato… decine e decine di tolle di bianco per imbiancare le pareti.

Daniele: Infatti il soffitto resta la nostra opera migliore!

Prima dove stavate?

Daniele: La prima casa-studio era a Mitte, ci siamo stati fino al 2010. Poi i lavori sono diventati troppo pesanti da trasportare, l’appartamento era al primo piano. Quando Dario ha trovato questo garage in affitto abbiamo pensato subito che fosse la scelta migliore.

E perché l’avete chiamata “La Pizzeria”?

Daniele: Per onorare lo stereotipo degli italiani all’estero che sanno solo cucinare: non volevamo deludere nessun tedesco. Un po’ di autoironia non guasta mai.

Fabio: Il logo, tra l’altro, l’abbiamo fatto volutamente con un errore grafico: l’Italia ha una sola isola, che non è né Sicilia né Sardegna. Un po’ come nelle pizzerie di turchi o egiziani.

Un modo per cercare di allontanare gli italiani, dite la verità!

Daniele: Macché, siamo una calamita per italiani. D’estate capita sovente di fare cose fuori, all’aperto, barbecue e feste. Abbiamo creato una piccola colonia italiana. Ne stanno arrivando sempre di più, anche se molti vengono col miraggio di un lavoro che non c’è. Tutti hanno un progetto in testa, pochissimi fanno realmente qualcosa. La nostra comunità sta aumentando talmente tanto che pensavamo di candidarci alle europee…

Come valutate la qualità della proposta artistica berlinese, nel vostro campo?

Fabio: La maggior parte delle mostre che ho visto sono una scusa per far festa. C’è sempre molta voglia di fare l’after-opening, il dj set, il buffet. La verità è che la quantità è altissima e la qualità bassissima. L’hype dell’arte a Berlino, soprattutto quella moderna e pop, potrebbe essere una bolla destinata a scoppiare. Qui tantissimi artisti arrivano solo perché la città è economica, ma se fosse cara come Parigi non ce ne sarebbe manco uno.

Cosa vi piace di Berlino?

Fabio: La qualità della vita, soprattutto in primavera. Girare in bicicletta.

Dario: Che sembra un grande Paese, e non c’è lo stress della città.

Daniele: Se sopporti quegli otto mesi di freddo, questa città è fantastica…

Avete studiato insieme?

Fabio: Io e Dario sì, in riformatorio… tecniche di furto e rapina!

E come vi organizzate con il lavoro?

Daniele: Ci allineiamo su un’idea, e poi chi la fa la fa. Le esecuzioni sono indipendenti. Cerchiamo di ottimizzare i talenti, insomma.

Dario: Per quanto riguarda la realizzazione delle opere, ci piace molto la parte fisica del lavoro, è soddisfacente. Ma oltre ai mosaici facciamo anche altro, dipingiamo, facciamo video…

Fabio: …cuciniamo gli arrosticini. Arte varia, insomma.

Mi accennavate agli eventi che organizzate qui: spiegatemi meglio.

Daniele: Ogni primavera, tra aprile e maggio, organizziamo la Coppa Pizzeria, un torneo di calcio a due che ormai ha raggiunto un livello internazionale. Il campo è asimmetrico, le regole creative, in premio ci sono delle statue che realizziamo noi con delle pizze. Viene un sacco di gente, anche dall’Italia! C’è addirittura chi prende il volo per partecipare… e lo vince sempre lo stesso ragazzo, infatti lo detestiamo! (ridono) E poi facciamo dei grandi barbecue, tanto che quando c’è un nostro evento il Club der Visionaere è vuoto.

Allora ci vediamo in campo! Nelle prossime settimane, invece, avete due mostre in programma a Berlino. 

Dario: Sì, un evento raro: finora abbiamo esposto sempre al di fuori della città (a Montecarlo, Roma, Miami, Lugano, Bologna, Torino, Londra, Barcellona, ndr). Le facciamo per mostrare ai nostri amici che non ci giriamo i pollici tutto il giorno.

Avete qualche sorpresa in serbo?

Daniele: Hai colto nel segno: stiamo cercando di realizzare una gigantografia a mosaico di Balotelli, con la stessa tecnica usata per quella di Pertini. Si affaccerà proprio sul Warschauer Brücke, quindi non ci sarà il rischio che i tedeschi non la notino. Siamo curiosi di vedere come reagirà la città a un Balotelli gigante. Saremo linciati ad Alexanderplatz, probabilmente… (aggiornamento: “il Balotelli gigante non si potrà fare per motivi logistici” mi avvertono i ragazzi, ndr)

E titoli delle mostre cosa significano?

Daniele: non l’abbiamo ancora capito. Se ai lettori del Mitte dovesse venire in mente qualche possibile interpretazione, ce lo dicano subito sulla nostra pagina Facebook!

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