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La Broadway delle startup: il Demo Day di Startupbootcamp

La location dell’Investor Demo Day

di Giuseppe Colucci

Un evento in stile americano, con luci e un’ambientazione degni di Broadway e contenuti più simili ai meetup della Silicon Valley che allo stile scapigliato di Berlino. È stato pressappoco così, ieri, l’appuntamento annuale Investor Demo Day, organizzato dall’acceleratore Startupbootcamp e ospitato dalla loro stessa sede, nel cuore di Kreuzberg, a due passi dal celebre mercato turco.

Startupbootcamp, che ha sedi anche ad Haifa, Dublino, Amsterdam e Copenaghen, garantisce a un gruppo di startup (qui a Berlino sono 10) un programma trimestrale che prevede, tra le altre cose, un piccolo finanziamento per far partire il loro business, uno spazio co-working gratuito, un grosso numero di mentors con alle spalle esperienza nel mondo delle startup, oltre a workshop, sponsorizzazioni e visibilità all’interno del panorama tech berlinese.

Il Demo Day, quello di ieri, è l’evento finale del programma, in cui i team, dopo aver avuto in mano gli strumenti per sviluppare e pianificare il proprio progetto, lo espongono davanti ad angel investors e venture capitalists. Coloro, cioè, che con i propri fondi possono garantire a un progetto di successo di spiccare il volo.

Tra le tante idee presentate, tutte – o quasi – di ottima qualità e prospettive, c’era anche Frestyl, progetto di co-produzione italo-americana che mette in contatto organizzatori di eventi musicali con i propri utenti e che sta facendosi sempre più largo, tra gli addetti ai lavori, dal momento del suo sbarco a Berlino alla fine dell’estate. Johanna, la CEO e unica non italiana del team, ha parlato anche di un accordo che Frestyl ha appena raggiunto con O2 World, gigante degli eventi musicali a Berlino.

Il team berlinese di Startupbootcamp

L’evento è durato in tutto un paio d’ore e i partecipanti sono stati circa 500, tra investitori, stampa, curiosi e soprattutto altri startupper e imprenditori alla ricerca del partner ideale o di qualche idea da rubare. Al termine del “pitching” i team delle startup incubate hanno incontrato gli investitori, con cui hanno avuto ancora qualche ora di serietà, prima di riversarsi nell’after party, organizzato al Kommerzpunk, in Brunnerstrasse.

Al di là dell’atmosfera “broadwayana” e della grande risposta di pubblico, i protagonisti sono stati loro, i team e le loro idee innovative. Il livello è stato molto elevato e le 10 startup – che hanno dovuto superare una selezione ardua, tra circa 300 candidati – hanno incantato il pubblico in sala, scatenando spesso grasse risate o applausi scroscianti.

Tra gli altri, oltre alle già menzionate ragazze italiane (e americane) di Frestyl, abbiamo ascoltato Liquid State, sistema che adatta i contenuti online allo standard mobile; Capsule FM (uno dei più acclamati dal pubblico), che “traduce” in audio tutti i contenuti web privati di un utente, dandogli il benvenuto la mattina, prima di elencargli le sue notifiche su Facebook, leggergli le mail ricevute e dargli tutte le informazioni a cui è abbonato.

Ma anche ItsPlatonic, per conoscere amici online con i tuoi stessi interessi, CredPort, che intende migliorare il livello di fiducia tra utenti che si confrontano giornalmente con i business online. E, ancora, Brisko, che rompe le barriere tra i diversi supporti tecnologici, Sherwood Forlee, per scoprire nuovi imprevisti contenuti intorno a te, Prizgo, che punta a migliorare i rapporti tra utenti e negozi e-commerce e Spotistic, che fornisce informazioni utili ai rivenditori sul mercati locali.

Il pitch di Weavly

Infine, bisogna menzionare Weavly, che si propone come il programma di montaggio video più semplice del mondo, che non ha bisogno di conoscenze video particolari e non incappa in problematiche legate al copyright. Weavly, anch’esso tra i più celebrati, e che è stato definito super cool da Jawed Karim (e noi condividiamo il giudizio), fondatore di YouTube, mixa contenuti video del leader mondiale del video sharing con pezzi audio presi da SoundCloud. Ed è già stato utilizzato da grossi media internazionali: primo tra tutti, l’Huffington Post.

Insomma, un bel po’ di carne sul fuoco. Tanto quanto basta per tornarsene a casa, convinti che per farsi largo nel mondo tech oggigiorno occorre avere una miscela perfetta di idee vincenti, team entusiasta e determinato e un ottimo concetto di business. E trovarsi nel luogo giusto. Berlino forse lo è, nonostante tanti la definiscano come un finto paradiso o un eldorado di carta. Berlino, in fondo, come dice qualcuno, è lei stessa una startup. E tanto basta per alimentare sogni. Che, se davvero funzionano e mettono a frutto le proprie potenzialità, diventano bellissime realtà.

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