PANEM ET CIRCENSES – Arirang, un canto alla ricerca della bontà
“Questo mondo scellerato
Amore mio indifferente
Il tuo affetto è rimasto qui
Ma tu te ne vai
Non posso fare a meno di piangere
Arirang
Arirang
Arariyo
Sulle colline Arirang
Mandami, per favore.”
Arirang è una parola coreana difficile da tradurre. Tendenzialmente tra gli occidentali si esprime con le parole “dear beautiful”, “cara bella” in italiano; una traslitterazione grottesca per un concetto tanto semplice e delicato. Arirang è il titolo di un noto canto popolare coreano, molto diffuso e amato; di solito è una sonata triste, malinconica, come un lamento, che attraversa la penisola da sud a nord come un vento estivo, caldo e costante.
Nel quartiere berlinese di Wedding, al contrario, tira un’aria gelida. Sono da poco passate le otto e vicino alla fermata Seestraße sulla U6, c’è poco movimento. Un viale alberato, una strada scura e sulla destra si trova il nostro Arirang, un pezzettino di Corea “Lieber Schön”. L’insegna al neon e la porticina di legno non ti invoglierebbero ad entrare, ma se superi l’imbarazzo la tua curiosità verrà ricompensata. E’ venerdì sera, noi siamo in nove e non abbiamo prenotato. Il locale è piccolino e dall’atmosfera molto semplice e famigliare, luci soffuse e cucina a vista. Appena varchi la soglia non sei più in Germania ma direttamente trasportato tra gli odori e i costumi della cucina coreana: fritto, pesce, spezie e niente fronzoli. Noi siamo troppi, non c’è posto; ma la graziosissima ragazza coreana con un sorriso infinito ci dice che non c’è problema. Ci fa uscire dal locale e ci fa accomodare alla porta accanto, dove uno stanzone con tre grandi tavolate con le tovaglie di plastica ci aspettano. Fa un po’ freddo, alle nostre spalle una dispensa bianco sporco con degli adesivi improbabili, sicuramente recuperata a un qualche “zu verchenken”, mi sento come Anthony Bourdain in No Reservations. Incredibile! Il menu è ricco, ricchissimo, noi siamo accompagnati da un’esperto della cucina del locale, che ci suggerisce le specialità. Il piatto della serata è senza dubbio il carpaccio di manzo marinato con spaghetti di riso, porro e funghi, il tutto da cucinare al momento, grazie ad un fornello da tavolo personale.
Inoltre segnalo dei ravioli eccellenti, frittelle vegetariane buonissime e la birra coreana HITE, dalla grafica accattivante ma che fa addirittura rimpiangere le birre tedesche.
L’Arirang di Wedding non è un locale triste, così come probabilmente non lo vuole essere il canto tradizionale coreano. Forse non sarà “allegro” come un bel locale “pop” di Mitte, dove servono drink con l’ombrellino, ma l’atmosfera così “autentica” scalda il cuore. La cucina è strepitosa e questo di certo non può contribuire ad un senso di “tristezza”!
Arirang è anche il film-documentaro con il quale Kim Ki-duk si è ritirato per quattro anni in montagna, in solitudine, senza contatti con il mondo esterno. Ad un certo punto il regista canta e ci dice che “quando i coreani si sentono tristi, preoccupati, soli o desiderano una persona cantano Arirang”. Forse anche i coreani che vivono a Berlino, o quelli solo di passaggio, quando si sentono in questo modo, vanno all’Arirang per sentirsi un po’ a casa, un po’ sollevati.
Non è anche il cibo una forma di conforto?
“Ho ucciso questo frutto… per vivere. Gli uomini si cibano di innumerevoli morti. Morti di maiali, di mucche, di polli. Ci alimentiamo con le morti di piante e di animali. E’ inevitabile per gli uomini. Perché è così triste? Perché vivere è così triste e deprimente, ogni giorno…Perché io sono…”
Kim Ki-duk
Arirang
Seestraße 106
13353 Berlin
+49 30/45021248
Magnifico! Quando verrò a Berlino s trovare i miei ragazzi, non mi perderò Arirang!