EMME…WIE MUTTER IN BERLIN – Prima settimana (di bilancio) di una Neuberlinerin
I Diari di BE
Berlino ci ha accolto con giorni di sole e giornate lunghe da riempire, e la sera ci ha regalato temporali spettacolari con tuoni e fulmini. Il tutto per mezz’ora, e poi di nuovo sole…
A casa abbiamo lasciato un caldo africano che non ci lasciava tregua neppure la notte. Qui la notte si dorme con il piumino e la finestra semi aperta e si respira l’aria fresca degli alberi e del verde che è ovunque… Stupendo.
Ma parliamo del cuore… Dello stato d’animo…
Siamo arrivati nella piccola casa che già sapevamo essere piccola… Ma a vederla live era ancora più piccola. Bisogna farsene una ragione e ricordar al proprio cervello che è solo un Transito. Ero comunque preparata, ma la mia preoccupazione non siamo noi adulti (io e marito) ma le bimbe, le ragazze come le chiamo io.
Siamo arrivati con 4 valigie (e il resto della roba, i famosi pallet di cui vi ho parlato sarebbero arrivati dopo giorni). Cioè 20 kili a testa. Quando ho fatto le valigie le ho pensate per questo preciso momento di “piccolo spaesamento” e ci ho messo dentro piccole cose significative per ognuno di noi: 4 teli colorati, i coltelli da cucina, un piccolo mortaio in pietra, fotografie, qualche gioco caro alla bimba, un gabbiano di legno da appendere al soffitto e l’immancabile libro “spirituale” L’eterna ricerca dell’uomo di P. Yogananda. E le foto dei Maestri.
Con questi pochi elementi abbiamo fatto “casa” i primi giorni. La mattina del giorno dopo il nostro arrivo abbiamo comprato fiori colorati e li abbiamo sparsi un po’ ovunque, compresa una piantina di basilico che abbiamo messo sul davanzale del balcone… Che fa molto profumo di Sardegna!
Abbiamo fatto la spesa e abbiamo riso perché ci siamo resi conto che il frigo non contiene quasi nulla… Non siamo riusciti a mettere sui ripiani un cavolfiore! …allora abbiamo allestito una cassetta di verdure all’aperto….sul balcone.
Al 5 giorno sono arrivati i pacchi! Gioia! Abbiamo tirato fuori le nostre cose …difficile trovare uno spazio per tutto. Difficile non farsi prendere da una sottile malinconia per ciò che ERA Il dolce e rassicurante tepore che ci avvolgeva tutti nella nostra bella e grande casa, dove tutto aveva il suo posto e tutti noi avevamo il nostro spazio.
A me e mia figlia grande ci è pure scappata la lacrima guardando le foto scattate dentro casa (questo accadeva al terzo giorno!). Per farci passare gli attacchi di malinconia fulminanti, quelli che vengono verso le sei della sera, ci siamo attaccate alla bottiglietta di RESCUE REMEDY ( fiori di Bach). La panacea di tutti i mali! Qui sembra tutto schiacciato e stretto e lo è! (primi 4 giorni)
Poi come sempre, abbiamo iniziato a vedere il bicchiere mezzo pieno (stiamo più stretti amandoci di più!) poi l’ingegno per trovare spazio ad ogni cosa: dividere il ripiano dell’armadio…stare stretti stretti su di un unico divano… etc etc
Il paragone nasce spontaneo, almeno i primissimi giorni! Sembra quasi che il cervello voglia darti dell’imbecille e farti credere di aver fatto la cazzata più grande della tua vita.
Ma poi a parte il momento transitorio della casa, Berlino ti accoglie, e non ti senti straniero.
Le strade che abbiamo percorso d’inverno ora pullulano di nuova vita, i ristoranti all’aperto, e i parchi per i bimbi ovunque, una fontana può diventare una piscinetta improvvisata. Ovunque si vedono bambini e genitori giocare felici e mi fa pensare che ci sia un fondo di serenità in più rispetto al mio paese. Lo vedi dai piccoli gesti, la qualità della vita gli permette di dare di più ai loro figli in termini di tempo e questo è impagabile.
É quello che ho sempre cercato, IL TEMPO da dedicare ai miei cari e a me. Da noi il tempo pare che lo abbiano solo i disoccupati oppure i ricchi o i mantenuti. Qui il sistema mi pare più umano. Ti puoi concedere delle piccole cose, che da noi sono diventate un lusso e questo si tramuta in buonumore che ridistribuisci generosamente intorno a te.
Sono felice, stiamo trascorrendo giorni di serenità e allegria, ci guardiamo intorno a volte con stupore, mi scopro ancor di più innamorata di questa città, della mia famiglia e della vita.
Grazie Berlin!
…ma questo è solo l’inizio!
di Be Niang
Il blog ufficiale di Martina Altieri
Non capisco come ci si possa dire innamorati di Berlino se non si parla tedesco, come dice l’autrice di questo articolo. Berlino non ti accoglie, non ti senti straniero?! Forse non ci si sente stranieri tra gli stranieri, e devo credere che questa signora abbia vissuto da straniera tra stranieri. Come si fa a non sentirsi straniero se non si parla la lingua del posto? A Berlino, specie in alcuni quartieri la presenza italica e di altri gruppi nazionali che in genere vanno d’accordo con gli italici è significativa, ma credo bisogni davvero vivere in una realtà immaginaria costruita a propria immagine e somiglianza per poter dire che il proprio universo o il proprio quartiere rappresenti tutta Berlino e fare paragoni con “da noi”. Ma del resto a Berlino è pieno di sbandati, che quando si trovano non possono che andare d’amore e d’accordo.
Mi spiace signor Antonio che lei si senta tanto solo e che abbia incontrato tante difficoltá con Berlino. La capisco e concordo con lei che non si puó essere davvero parte di un posto se non si padroneggia la lingua; come ben sappiamo e come lei avrá, immagino vissuto in prima persona per parlarne con tanta passione, é un processo cognitivo molto lungo e tortuoso, che alterna fasi di entusiasmo ad altrettanta frustrazione.
Questo era lo scopo nel chiedere a BE, donna consapevole e strutturata, ma capace di guardare le cose con occhi curiosi e sempre aperti, di raccontare questo processo, che naturalmente non si esaurisce nella prima ´puntata´.
Magari nelle prossime coglierá degli aspetti che trova piú affini a quello che é stato il suo approccio con Berlino. O forse no.
In ogni caso, buona Berlino sotto il sole (é cosi´meravigliosamente soleggiato pure nel suo Bezirk?)
eMMe
attenzione, grandioso.
per tutti i sardi che si trasferiscono a Berlino…
ho trovato una ditta che fa i trasporti gratis.
fatemi sapere se vi interessa.