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Marzahn, Berlino: la Germania dei senza lavoro

Un palazzo di Marhzan (© Il Mitte)

di Amedeo Goria

(articolo pubblicato originariamente su The Post Internazionale)

Il 3 ottobre scorso la Germania ha festeggiato la riunificazione e la politica ha speso grandi parole per elogiare il Paese, motore dell’economia europea, e per guardare verso l’alto, verso l’Europa. Ma sotto i grandi discorsi sulla rigidità dettata dalle leggi di mercato e i salvataggi miliardari di Stati e banche esistono piccole realtà, situate ai margini e dimenticate dalla politica. Il quartiere berlinese Marzahn-Hellersdorf, nella zona est della capitale, ne è un esempio.

Qui il maggiore problema è l’alta disoccupazione, soprattutto tra le giovani madri o padri che allevano i figli da soli e spesso non hanno neanche un diploma scolastico né una formazione professionale. Marzahn-Hellersdorf è la zona dove si registra il numero più alto di gravidanze tra teenager di tutta la Germania.

Due terzi dei circa 250 mila residenti abitano nelle Plattenbauten, grandi edifici prefabbricati, frutto di un imponente progetto urbano della Germania Est. Questi complessi ospitano centinaia di piccole abitazioni tutte molto simili, dalle mura sottili e senza balcone. Era l’idea del quartiere socialista, dove il dottore abita al fianco dell’operaio, in un’area verde e funzionale.

Se ai tempi del blocco sovietico gli appartamenti di Marzahn-Hellersdorf erano ritenuti di buon livello, dopo la caduta del muro hanno perso terreno. Per questo motivo, insieme alla zona Spandau, oggi qui ci sono gli affitti più bassi della capitale: intorno ai 5 euro a metro quadro.

Il sindaco distrettuale, Stefan Komoß (Spd), ci spiega che esiste un fattore d’identificazione nei confronti della vita nelle Plattenbauten. “Chi viveva qui negli anni Novanta, è rimasto”. E non è certo un caso che da anni nel distretto spopola la Die Linke, la sinistra radicale che fa leva su quel sentimento chiamato Ostalgie: la nostalgia per l’est, per uno stile di vita lontano dalla competitività capitalista. Ma a fare notizia è che al consiglio comunale siano stati eletti anche due esponenti del partito neonazista (Npd).

Anche il sindaco ammette che quando si pensa a Marzahn l’immagine è quella dei “grandi casermoni che fischiano con il vento con sotto le continue scorribande dei neonazisti”. “Ma Marzahn-Hellersdorf non è solo questo”, assicura Komoß.

Qui il verde abbonda e, stando alle statistiche, il quartiere è uno tra i più sicuri della capitale. Il vero cruccio è la disoccupazione. “La questione è strutturale”, avverte il sindaco. La maggior parte delle persone non ha una formazione scolastica o professionale. Per questo il municipio ha lanciato l’Agenda 2016, un progetto che dovrà fornire formazione e lavoro a tutti i giovani entro quella data.

L’idea è di rendere la zona attrattiva per il mondo imprenditoriale, che finora ha preferito stanziarsi nell’ovest. La mancanza di posti di lavoro, poi, ha portato a 50 mila il numero delle persone che vive con sussidi statali. Quelli che ci rimettono di più sono i minori e in particolare i bambini con un genitore single, un fenomeno che qui colpisce il 44 per cento delle famiglie, il dato più alto a Berlino.

© Amedeo Goria

Nei Plattenbauten di Marzahn-Hellersdorf circa il 70 per cento dei bambini sotto i sette anni vive sulle spalle dello stato. In sostegno di queste famiglie sono scaturite nuove iniziative. Un esempio è il progetto “Jule”, nato nel maggio 2012 dalla società immobiliare Degewo, grazie al quale giovani padri o madri tra i 18 e i 27 anni vengono supportati nel percorso di formazione professionale e viene loro offerto un appartamento con un affitto al di sotto del prezzo di mercato.

Marina Bikádi, assistente sociale a capo del progetto, spiega che per entrare a far parte di “Jule” c’è una dura selezione e una volta ottenuto un appartamento il genitore deve mostrare di impegnarsi per raggiungere gli obiettivi stabiliti e rendersi indipendente, altrimenti entro quattro anni deve abbandonare l’alloggio per fare spazio a un altro candidato. Bikádi è critica nei confronti del sistema dei sussidi e dichiara che l’obiettivo è di rendere queste giovani donne indipendenti dallo Stato: “Chi non ha la voglia di prendere in mano la propria vita, qui è nel posto sbagliato.”

Anche “Die Arche (L’arca) è un progetto di sostegno presente in diverse città della Germania e in altre zone di Berlino. All’interno di una vecchia scuola circa 500 bambini trovano uno spazio ricreativo in cui imparare a convivere, seguiti da un team di circa 140 assistenti. Per i loro questo è un luogo di fuga dai problemi famigliari.

Wolfgang Büscher, portavoce dell’ente, spiega come “in Germania più di 2,5 milioni di minori vivono sotto la soglia della povertà”. Oltre ai problemi di violenza e i casi di abuso, la vera sfida è dare una prospettiva ai ragazzi. Büscher racconta che quando chiede cosa vogliono fare da grandi, rispondono così: “La ‘pop star’, oppure ricevere il sussidio statale (Hartz IV), proprio come la mamma.” L’Hartz IV è per loro la soluzione a tutti i problemi.

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