
Alla fine ha vinto lui. Lo strafavorito. Geoffrey Mutai non avrà infranto il record del mondo, ma ha incantato, conducendo la Berlin Marathon dall’inizio alla fine. In seconda posizione si è classificato Dennis Kimetto, anch’egli keniano, specialista della 25 chilometri e al debutto sulla lunga distanza. 2:04:15 il tempo finale di Muntai, 2:04:16 quello di Kimetto, che ha dato l’impressione di non volere guastare la festa del connazionale più atteso, ed ha lasciato che la volata si trasformasse in una passerella per Mutai. A completare il podio, ecco un altro atleta del Kenya: Geoffrey Kipsang.

Il primo degli atleti italiani al traguardo è stato Giovanni Gualdi, sedicesimo con il tempo di 2:13:55. Il primo tedesco, invece, è stato Jan Fitchen, quattordicesimo con il tempo di 2:13:55, miglior crono fatto registrare da un’atleta in Germania nel 2012. La gara femminile è stata vinta dall’etiope Aberu Abede, con il tempo di 2:20:30. Per la maratoneta africana non si tratta di una “prima volta”: Abede, infatti, aveva già vinto a Berlino nel 2010. Seconda classificata l’altra etiope Tirfi Tsegaye, terza l’ucraina Olena Shurhno.

Ma il vero spettacolo è stato tutt’intorno ai corridori: 35.499 atleti partecipanti da 125 differenti nazioni sono stati sospinti da un pubblico caloroso ad ogni tratto del percorso. Vere e proprie “squadre” di percussionisti hanno dato il ritmo alla corsa degli atleti, come sempre eterogenei per provenienza, formazione e capacità, ma uniti dalla stessa passione. Tra di loro bambini, anziani – Gerd Trebbin, 72enne di Friedrichsfelde, ha terminato la maratona in 6:57:11 – e tanti, tantissimi italiani, sia “debuttanti” che “veterani”, vogliosi di mettersi alla prova sul tracciato del classico appuntamento autunnale berlinese.