TEUTONICHE SCHEGGE – Ma(h) la sanità?

L’autunno è il mese della prevenzione, anche se non ci sono più stagioni. Così mi sono detta che, forse, dopo un anno solare a Berlino, era ora di trovarsi un cosiddetto “medico della mutua”, giusto per rinfrancare la coscienza e non aizzare contro di me il destino, si sa mai.
Google-maps munita, ho subito trovato il dottor W., che sorrideva biancoperlato dal suo sito: candore ovunque, una ridda di specializzazioni interessanti, inclusa agopuntura, terapia del dolore e la foto di gruppo con tutte le infermiere. Compongo il numero:
“Buongiorno, mi chiamo MF, vorrei fissare un appuntamento”
“É una nuova paziente?”
“Si”
“Mi spiace, siamo pieni, non accettiamo nuovi pazienti”.

Tu-tu-tu. Delusione. Dalla foto le infermiere (o “sorelle”, come le chiamano qui) avevano un’aria molto più accomodante. Pazienza, provo con la dottoressa S., sito meno posh, ma chiaro e accessibile.

“Non accettiamo nuovi pazienti”.

La risposta si ripete quattro volte, mi do un’ultima chance e poi decido che mi terrò la coscienza sporca e incrocerò le dita perchè non mi vengano malanni.
Le recensioni su internet per la dottoressa. A., che di nome osa fare Heidrun, non sono granché. Ma è fuori casa, quasi potrei sbirciarle in ambulatorio dalla mia finestra. Oh, miracolo! Mi accetta, dopo 3 giorni passerò per una visita.
Prima dell’ora X mi sembra di essere tornata al catechismo domenicale pre-confessione: ripasso la mia (per fortuna) poco sapida storia clinica, penso ad un efficace resumé tedesco e provo a sorridere biancoperlaceamente come il W. del sito di cui sopra. Facevo lo stesso quando mi spedivano a forza a raccontare al prete tutti i miei peccati. Vorrei che la Heidrun mi indirizzasse presso qualcuno che possa prendersi cura dei guaiti della mia schiena, e presso un allergologo.
Entro nella praxis e una Schwester in bluette mi accoglie sotto un arcata sopraccigliare curatissima e un velo di ombretto indaco. Mostro subito la ricevuta del quartale (in Germania si paga una visita ogni 3 mesi e poi si è a posto per quell’arco di tempo), ma l’indaco-marinaretta mi chiede comunque 10 euro. Sbatacchio le ciglia, tanto non potrò mai competere con le arcuate e truccate sue. Non fa alcun effetto.
“Mi scusi, ma sta scritto qui, ho pagato”.
“Signora, doveva farsi fare una Überwesung per una visita qui”.
Incomprensione. Come avrei potuto un mese fa, durante la visita di routine da uno specialista, sapere che avrei voluto passare per un controllino casual dalla Heidrun? Il lucore delle pareti inibisce le mie capacità di dibattito, e le chiedo se si accontenta di un gruzzolo in moneta.
Mi installo, poi, scocciata, sulla sedia. Leggo il mio fido libro e ogni tanto ripasso mentalmente: schiena-asma allergico-mi consiglierebbe-guardi-come-sorrido-bene. Mezz’ora dopo l’orario del mio appuntamento, la dott.ssa Heidrun si palesa. Casco da paggetto color polenta sbiadita, labbra che sono giusto una riga per il adempiere al minimo sindacale richiesto, asciutta.
Mi spiace, non posso più ricevere”.
Ri-sbatacchio le ciglia. Di nuovo, non fa alcun effetto. Avevo o no un appuntamento? Sì, ma si è fatto tardi, la Heidrun indica l’orologio.
Il casco sbiadito mi si avvicina e chiede, senza troppa verve “Era per un problema grave?”
“Mah guardi dottoressa, non saprei a che grado di gravità stia la coscienza sporca”…ovviamente penso solo fra me e me. Mormoro “No”
“Allora venga domani, o presto, oppure si faccia fissare un altro appuntamento”.
Ri-ri-sbatacchio le ciglia, attonita. Forse non ho capito bene, mi sta solo dicendo che farà una pausa caffè e poi riprenderà con le visite. Invece no, anche una coppia vicino a me viene rispedita al mittente. Esco imbufalita, una volta all’aria aperta chiamo il povero, innocente B. e inveisco contro i medici crucchi. Per una volta, sfodero l’orgoglio della sanità regionale mia.
Ogni volta che chiedo a qualche amico tedesco come funziona il tutto, ottengo risposte diverse. Perchè mai per andare dal medico della mutua ho bisogno di una prescrizione?
Sgrunt. Fortuna che, siccome non ci sono più stagioni, l’autunno è in stand by. Gironzolo per le strade e finisco al Media Markt: vado in avanscoperta per il prossimo investimento in una stampante. Dopo un sopralluogo distratto, rimuginando ancora sul nervoso ambulatoriale, trotterello verso il reparto delle sedie massaggiatrici. Sono decisa a provarle tutte, specie quelle più costose, che promettono shiatsu, rolling, opzioni calore. La commessa mi guarda torvo, ma è mio diritto dopo il torto subito.
Quando mi alzo, ho lasciato qualche capello chiaro sulla sedia nera. Ebbene, l’autunno oltre che il mese della prevenzione, è quello della muta. Se ne facciano una ragione.
Dovendo comprare un paio di viveri sostanziali, faccio un ultimo balzo al supermercato. Come sempre quando il mio ego vibra ferito nei suoi diritti fondamentali, finisco per perdermi nel reparto cioccolati. I Ritter Sport sono a 85 centesimi, buoni, pratici, quadrati. Soprattutto quadrati, si infilano sornioni in tasca e poi si sciolgono in bocca.
La nuova Winteredition, con tanto di pupazzo di neve ammiccante, mi seduce subito: “mandorle caramellate”. È un attimo, e quadretto di grassi idrogenati e zuccheri è mio. Il blocchetto funziona a dovere: il rilascio di endorfine è proporzionale all’harakiri che compiono i miei denti e il mio girovita, ma per ora dimentico le ingiustizie del mondo.