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STRA-KINO – Germania anno zero, 1948

“Germania anno zero”, film del 1948 diretto da Roberto Rossellini, è il terzo film di quella che è chiamata la trilogia della morte: Roma città aperta, Paisà e Germania anno zero.

LA TRAMA

Il film è ambientato a Berlino nell’immediato dopo guerra e descrive il personaggio di Edmund, ragazzino di dodici anni, cui spetta il compito di badare al resto della famiglia, essendo il più piccolo. Rincontrare un suo vecchio insegnante lo porterà a compiere un gesto impulsivo, che segnerà la sua vita per sempre.

Germania anno zero è un film prettamente neorealista, cioè facente parte di quella corrente culturale e cinematografica che predilige una messa in scena che abbia a che fare con la realtà. I personaggi sono scelti sulla base della situazione socio-politica e la recitazione povera è affidata ad attori non professionisti e, per questo, risulta più vicina alla realtà. I soggetti che erano presi in considerazione con il neorealismo, erano sempre costruiti su tematiche analoghe alla verità e alla realtà del momento, qualcosa in cui il pubblico si sarebbe potuto rispecchiare e ritrovare.

Il film, girato nel 1948, porta con sé l’ambientazione del 1946 e ci mostra una Berlino popolata dalle macerie, appena uscita dalla guerra. Nella città ormai è facile “perdersi” e anche uno attento e scaltro come Edmund, non può fare a meno di percepire un senso di perdita d’identità personale e collettiva, tanto forte da spingere a compiere atti pericolosi.

Rossellini, seguendo sempre uno stile rigoroso, riprende questo concetto del perdersi quasi come stesse girando un documentario, coinvolgendo lo spettatore tanto da avvicinarlo al protagonista, Edmund. La scelta stilistica di ritrarre il personaggio sempre di tre quarti o di fianco, riesce a dare l’idea di una persona vicina, della quale possiamo avere lo stesso punto di vista standogli accanto.

La nostra presenza non è l’unica che accompagna il protagonista, infatti la città diviene un personaggio e acquista l’importanza che hanno gli altri soggetti della storia. Berlino cambia in conformità delle emozioni del ragazzo, creando ombre più o meno scure rispetto a cosa fa e dove sta andando, ed infine si mostra per quello che è: un insieme di pezzi distrutti, un ammasso di macerie che necessita di un nuovo inizio, tanto quanto Edmund.

“Germania anno zero è un film freddo come una lastra di vetro: documentazione cronachistica di una certa realtà, quell’arida e disperata del dopoguerra tedesco, con la sua fame, le sue perversioni, i suoi delitti. Certo non è uno spettacolo, a vederlo non ci si diverte. Ma non si poteva fare diversamente e non c’era che un tono da scegliere ed è stato scelto”. 

R. Rossellini, parlando del film

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