Parchi giochi, stazioni radar e manicomi: voci e luoghi dalla Berlino abbandonata
di Marco Bruni
La prima volta che visitai Berlino era marzo 2008, nell’ambito di quello che viene comunemente definito “viaggio d’istruzione”, quella gita all’estero di quattro o cinque giorni che tutti gli studenti aspettano con impazienza per mesi. In queste gite, si sa, si impara ben poco, e spesso e volentieri ci si ricorda ancor meno dei luoghi che si è visitati.
Ci si trascina per ore dietro ai professori, sotto il sole cocente di un avanzato aprile spagnolo o contro i venti gelidi delle città del Nord e Centro Europa, tentando di risparmiare il più possibile le forze in attesa di una nuova nottata da passare a spasso per la città mentre i docenti sonnecchiano beati, ignari (o presunti tali) di ciò che i loro ragazzi stanno architettando allo scopo di mettere a soqquadro con la loro presenza una città mai vista prima.
Il risultato si traduce nella quasi totalità dei casi in una colossale sbornia di gruppo, che incide ancora più negativamente (se possibile) sulla fame di cultura che attanaglia i nostri giovani sbandati. Ora, se mi chiedessero quali siano state le mie impressioni riguardo a Granada, Cordova, Malaga, Siviglia, potrei parlarne soltanto riferendomi al secondo viaggio che feci in terra andalusa, un anno fa, non con la scuola, ma con mia sorella.
Di quello ricordo ogni singolo monumento visitato, giardino arabo esplorato, chiesa, moschea e tutto ciò che di culturalmente interessante abbia suscitato la mia curiosità… nonché il tanto alcool a poco prezzo, certo, ma non solo quello. Credo debba essere detto senza ipocrisie che a 18 anni, uno, la città che sta visitando non la vede nemmeno. Certo, quando si torna non si può evitare la domanda: “Com’era Granada\Cordova\Siviglia etc etc…..?”, e la risposta sarà spesso o sempre “Bellissima”, o poco più.
Eppure io di Berlino ricordo sensazioni totalmente diverse, o meglio, ricordo tutto. In questa città c’era qualcosa di particolare, un “qualcosa” che richiese l’intera durata della gita per essere messo a fuoco e questo qualcosa erano i segni evidenti di una storia travagliata. Una storia breve, non paragonabile a quella di una città antica come Roma, ma così intensa da farsi pesante.
Le vetrate scintillanti del grattacielo della Deutsch Bahn che si affacciano su Potsdamer Platz, il Sony Center, il palazzo della Daimler-Benz e lì, in un angolo, stretto tra un pub che si vanta di avere 100 birre da tutto il mondo e un gigante contenente uffici, l’unico palazzo superstite della vecchia Potsdamer, il cuore di Berlino, prima che le bombe alleate la cancellassero dalla mappa e il Muro venisse eretto a stroncarne un’eventuale rinascita.
In questa comunione così stretta di vecchio e nuovo, di preservato, valorizzato e reinventato, si nota benissimo come non ancora tutto sia stato recuperato e rimesso in attività. Per questo motivo la città pullula letteralmente di siti abbandonati, dal più insignificante, come una semplice abitazione, al più maestoso e spettacolare. Ognuno di questi edifici è il simbolo di una storia che si è evoluta ad una velocità impressionante, sull’onda di un mondo che è cambiato e si è evoluto, con Berlino, suo malgrado, nell’occhio del ciclone.
Alcuni di questi luoghi sono facilmente raggiungibili, grazie alla loro posizione centrale o comunque ben collegata, e credo che nessun esploratore urbano dovrebbe farsi scappare l’occasione di visitare almeno i più abbordabili. Io personalmente sono venuto a conoscenza di questi posti solo dopo essermi trasferito qui, ad aprile di quest’anno, e dopo essermi casualmente imbattuto in un blog veramente ben fatto, da cui ho scelto i luoghi da visitare e di cui continuerò a servirmi: Abandoned Berlin.
Spreewald a Treptowerpark
Un Luna Park abbandonato nel cuore di uno dei più grandi parchi cittadini. Scendete a Treptower Park, entrate nel parco e costeggiate il corso del fiume fino all’ingresso di questo enorme parco e, qualora il custode dovesse trovarvi prima che abbiate terminato il vostro tour, godetevi qualche rimprovero in un tedesco fortemente accentato prima di andarvene. Costruito dal governo della DDR nel 1969, alla caduta del muro venne acquistato da una compagnia privata. Nel 2001 il parco è stato chiuso per mancanza di fondi, e da allora giace in stato di completo abbandono.
Ospedale pediatrico di Mariendorf Weg
Uno dei posti forse più accessibili ma al contempo più inquietanti della città. Scendete alla fermata di Hermannstrasse, e proseguite verso sud fino ad incrociare Mariendorf Weg. Svoltate a destra e seguite la strada fino al numero 29. Scavalcate il cancello ed inoltratevi nel complesso di edifici, un mix di architetture fine-ottocentesche e post-belliche utilizzato fino alla metà degli anni ’90. Aggirarsi per i corridoi pieni di macerie, con le pareti ricoperte da disegni preesistenti o opera di writers urbani, magari mentre fuori si addensano nubi temporalesche e il cielo rimbomba di tuoni, è un esperienza da non perdere in una città che sa essere anche molto grigia e poco rassicurante come Berlino. Gli homeless la fanno da padroni, ma a me hanno detto niente più di un generico “Hallo”. Nel dubbio, mai andare da soli.
Stazione radio a Teufelsberg
Tutti a Berlino conoscono il Teufelsberg, la montagna di macerie più alta di tutta la città con i suoi 115 metri s.l.m. La sua storia è inevitabilmente legata alla seconda guerra mondiale, ma non finisce qui. Proprio su questa collina i britannici costruirono una grandiosa stazione radar, allo scopo di spiare i movimenti dei Sovietici aldilà della Cortina di Ferro. Ma la Guerra Fredda è finita, e i suoi simboli sono spesso ancora li a ricordarci di quando il Mondo era fisicamente diviso in due. La stazione radio su questo monte è uno di questi. Prendete la S5 verso Westkreuz, e scendete due fermate fuori dal Ring, ad Heerstrasse.
Da lì proseguite per circa 3 km sulla strada asfaltata che attraversa la foresta di Grunewald, per svoltare poi a destra sulla via in salita da cui si da la “scalata” al monte, fino all’ingresso dell’impianto. Il sito è attualmente affidato alla gestione di una qualche non meglio nota (almeno a me) associazione che ne gestisce l’accesso, a pagamento, delle comitive turistiche accompagnate da guide. All’ingresso si firma un foglio in cui ci si dichiara responsabili della propria sicurezza, e un’impegnativa che vi lascia promettere di accedere solo agli edifici resi agibili.
Tra questi, fortunatamente, c’è la torre più alta del complesso, al cui secondo piano c’è un’esposizione di street art permanente e dalla cui cima si gode di una vista a 360 gradi sulla città e sulla regione circostante. Grunewald è davvero enorme!
A conclusione di questa piccola rassegna, consiglio caldamente a tutti di provare a sostituire il classico tour Brandeburgo – Potsdamer – Tiergarten – East Side Gallery etc. etc. con una giornata o due a zonzo tra queste rovine di un passato più o meno recente, o quantomeno ad alternare turismo classico a turismo urbano, in una città che porta addosso ancora fresche tutte le ferite di un passato intenso e travagliato.