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CYBERlin – Sankt Oberholz, davvero Internet + Caffé

Nirvana, Gabriele Salvatores

Il web accorcia le distanze e mette in connessione gente lontana, “resta in contatto con le persone della tua vita”, hangout, chat – doppia chat- triple chat, cinguettii globali…tutto vero. Ma alla fine, ci si ritrova in qualche Caffè.

Sto per partire con un delirio sul fatto che il tanto astratto mondo virtuale si sta rivelando molto più fisico e tattile del mondo di prima, di quello mediato da televisori unidirezionali e ruoli di intermediazione ingessati. “Electricity is touch” diceva Mc Luhan. Il cyber coinvolge il corpo, ci sono arrivati certi disegnatori già 20 anni fa. Una prova? Chi collabora e lavora assieme in rete cerca, prima o poi, di aggregarsi dal vivo. Per annusarsi, presumo.

Questo preambolo era solo per parlare del Sankt Oberholz Cafè. Cos’è? Un luogo storico della Berlino digitale. I nativi della cyBerlin ne parlano come di uno dei posti dove tutto è nato: dove i nerds sono diventati hipsters e i pazzi sono diventati startuppers. Un po’ come quelli che parlano del Bar 25 di una volta, quelli “che solo loro sanno quanto era fico”. Non è che “una volta” significhi più di dieci anni fa, ma con il ritmo berlinese, siamo pure sempre alla preistoria.

Oggi il Sankt Oberholz viene anche ribatezzato il “bar dei Mac”. L’avventore tipo è infatto un digital worker illuminato da una meletta fashion. Io vado là senza Mac ed in effetti sembro abbastanza un forestiero. Ma, al di là delle ossessioni da hipster fondamentalisti, di cui si potrebbe fare a meno, il Sankt Oberholz è davvero uno dei primi posti in cui la tribù internettiana si è raggruppata, confrontata e riconosciuta. Siamo in pieno Mitte, in uno dei quattro angoli di Rosenthaler Platz. Il Cafè è su due piani, grande lavagna con il menù e, per chi lavora troppo, stanze in affitto ai piani di sopra. Tipo saloon western. Oltre ad una bibita, una torta e (forse) un mojito, quello che c’è sempre è Internet libero. In fondo, è stato questo a far diventare il posto quello che è: aver dato libero accesso alla rete. L’Oberholz è stato uno dei primi spazi urbani berlinesi in cui dalla porta del bar si entrava anche nel Web, usando il proprio portatile in mezzo a tanti altri entusiasti della new Era. Sono tanti i freelance e i creativi di ogni tipo che hanno reso l’Oberholz un coworking bar dove passare la propria giornata di lavoro.

Il posto è nato nel 2004 e rimane tuttora il più cool per gli startupper e per dare un appuntamento di pseudolavoro. Due settimane fa l’Oberholz è stato anche consacrato dal Wall Street Journal, quindi manca solo la Pravda e ne avranno parlato tutti. E non è un caso se Silicon Allee, tech magazine berlinese in lingua inglese, organizza mensilmente al Sankt Oberholz una colazione prolungata per gli animali digitali di Berlino. Se vuoi conoscere qualcuno ti basta anadarci. Là, schiacciato come una sardina, dovrai solo dire le parole d’ordine per iniziare una conversazione nell’ambiente: “Hey, what do you do?” … e via a conoscere programmatori, web writer, coder, web-designers, marketers, seo, startupper geniali che hanno fatto il botto o startuppari che non sanno bene di cosa si occupano. Insomma, con un po’ di faccia di bronzo conoscerete un bel po’ di gente. E, nel mucchio, ne conoscerete anche di molto valida.

Anche nella Internet Age continuano ad essere fondamentali i luoghi di aggregazione sociale e a Berlino il Sankt Oberholz è il pioniere di tutti questi spazi. Se tutto si organizza e si lancia online, se tutto si muove per impulsi elettronici, se tutto questo è una svolta, si continuerà anche sempre ad annusarsi faccia a faccia. Perchè il fiuto, almeno secondo alcuni poeti, è stato sempre il senso più importante.

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(NB Questa settimana è tornato Digitaly, si sta già cercando il posto per il prossimo incontro, so che un giorno finiremo al Sankt Oberholz…)

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