Perth, c’è posto per tutti (e dopo vai all’Ellington)

di Alessandro Vignale

Passeggio di venerdì sera, fuori all’Ellington leggo: “Il jazz club più isolato al mondo”. A Perth ogni cosa può vantare una splendida solitudine in cui fiorire. Posto al tavolo: 15 dollari. Magari un’altra volta. Tanto più che devo prendere il mio ultimo bus per tornare a casa, la stazione è chiusa per lavori, è da quando sono arrivato che ci stavano avvertendo che in quei giorni i treni non avrebbero funzionato. Quando salgo sul bus l’autista mi sorride e mi chiama mate.

Faccio tintinnare la mia carta magnetica che mi fa risparmiare 40 centesimi ad ogni corsa. Ho imparato a metterla nel portafogli in modo che con un rapido gesto posso fingere di essere un cittadino e andare a sedermi senza destare sospetti. Ma è solo un gioco, un paese senza storia ha bisogno di persone – l’Australia non è forse nata così? – e ai visi orientali che predominano ci si abitua, ad ogni ora li si scorge nei bus e per la strada: quando si ritorna dal lavoro, quando è finita la lezione universitaria, quando il venerdì sera si esce per fare follie. No, forse in quest’ultimo caso il tipo più ricorrente è soltanto il maschio anglosassone, che con la voce impastata ti dice: “are you ready to fight?”.

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